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Loomings

Everyday Mytology

C’è ancora spazio, nel panorama musicale odierno, per sperimentare? Certo che sì, e lo dimostra il fatto che il debutto dei Loomings sia un lavoro davvero difficilmente etichettabile, oltre che essere un fattore estremamente consolante, perché significa che c’è ancora la possibilità di esercitare la fantasia. Significa che c’è ancora spazio per tirare le fila di tanti ascolti, di tante influenze, di tante ispirazioni così da creare qualcosa di innovativo, di curioso, di intrigante.

Everyday Mytology è quello che una volta si sarebbe definito un “melting pot” di esperienze musicali, il frutto di un interscambio molto sereno, libero, quasi a briglia sciolta, di storie personali e non solo musicali; nessun problema, quindi, se il jazz si mescola con il pop-rock. Nessun imbarazzo se la musica d’avanguardia si confronta con il funk, perché quando il flusso musicale non si fa ostacolare dalle definizioni e dagli stili, è solo allora che le idee nuove prendono forma. In una intervista i Loomings hanno definito la loro esperienza musicale “rock fenomenologico”, e la definizione pare essere davvero calzante perché rappresenta in pieno la genesi di un lavoro di questo genere: un “fenomeno” nel senso di un momento, una situazione, in cui l’espressività musicale sgorga in  maniera dirompente, spontanea e, come per magia, riesce a concepire ed a realizzare una struttura complessa ed articolata. Volendoci lanciare nel mare magnus delle definizioni, lo si potrebbe anche chiamare, con un puro riferimento culturale, “rock situazionista”.

Jacopo Costa (nella foto a fianco), giovane percussionista milanese trapiantato a Strasburgo, ha messo a frutto le proprie esperienze nell’ambito della musica classica, orchestrale e da camera, ma anche con musicisti di chiara estrazione prog, e purtuttavia, mettendo insieme l’ensemble dei Loomings, non ha realizzato un lavoro definibile come strettamente prog. Le undici tracce che compongono questo lavoro sono undici piccole sfide in cui ai musicisti viene chiesto di esprimersi, di “tirare fuori” il meglio di sè, interpretando al massimo delle proprie possibilità le partiture che vengono loro proposte. Il risultato, se ci si passa il termine, risulta essere molto “zappiano”, nel senso che i brani hanno un andamento in continuo mutamento, non solo ritmico, ma anche armonico e melodico, e sono dunque una continua scoperta; ovviamente questo approccio crea attesa e curiosità per ciò che “verrà dopo” e quindi l’album vive come in uno stato di perenne sospensione.

Per palati fini, questo è certo, o per lo meno per chi ha il desiderio, la capacità ed il tempo di dedicarsi all’ascolto per scoprire, fra le pieghe dei brani, riferimenti ad un universo sonoro ampio e ricco di suggestioni.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Jacopo Costa, Eric Gauthier-Lafaye, Paolo “Ske” Botta,
  • Anno: 2015
  • Durata: 59:06
  • Etichetta: AltRock Productions

Elenco delle tracce

01. Keywords
02. Black (and green and red)
03. Awkward
04. In a black key
05. The things that change
06. Sweet sixteen
07. … and…
08. Lockjaw (a mutant dog)
09. Car, suburbs, downtown, despair
10. A waiting game of nonsense
11. Milano

Brani migliori

  1. Keywords
  2. In a black key
  3. Car, suburbs, downtown, despair

Musicisti

Maria Denami: vocals, kazoo  -  Ludmila Schwartzwalder: vocals, kazoo  -  Benoit Rameau: vocals  -  Louis Haessler: bass  -  Enrico Pedicone: vibes, acoustic drums, glockenspiel, tubular bells, percussions  -  Jacopo Costa: vibes, acoustic drums, electronics drums, samples, drum programming, synth, Fender Rhodes, piano, glockenspiel, cymbalum, percussions, vocals  -  Isabella Fabbri: alto sax, tenor sax  -  Paolo “Ske” Botta: keyboards  -  Bertrand Eber: trumpet  -  Valentin Metz: samples  -  Nicola Pappalettera: cosi (!)