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Contrada Lorì

Eviva il Mar

Si sa che il secondo disco è il più difficile, per vari motivi: perché il materiale a disposizione è inferiore, perché uno deve confermare, e possibilmente migliorare, quanto di buono ha mostrato col primo album, perché c’è maggior tensione e più aspettativa e altro ancora. Forse è per questo che quelli della Contrada Lorì hanno ben pensato di ripartire allontanandosi dalla natia Verona per trasferirsi a registrare il disco in Calabria, per spezzare la tensione e certamente per respirare aria nuova, sicuramente più calda e solare. E così il suono di questo loro secondo lavoro, che rimane naturalmente nell’ambito del folk, perde un po’ di quel sapore alpino che caratterizzava il disco d’esordio per assumere coloriture mediterranee, almeno in alcuni brani, in particolare quelli iniziali. Sicuramente in quello che apre il disco, che è la title track, Eviva il Mar, il cui profumo rimanda ai lusitani Madredeus.  Una canzone dal testo semplice, popolare, tratto dalla tradizione, che evidenzia subito un altro aspetto che rappresenta una indubbia miglioria rispetto al disco d’esordio: la maggior cura con cui ogni passaggio del disco è stato studiato. La voce di Francesco, ad esempio, è certamente più “dentro” le canzoni, e guida con scioltezza la band attraverso il percorso di Eviva il mar, che si sviluppa come fosse una rappresentazione cinematografica, teatrale o musicale: Prologo, Primo tempo, Intermezzo, Secondo tempo, Intermezzo ed Epilogo. 

Oltre a queste note climatiche e tecniche, sicuramente importanti, dobbiamo riconoscere che le canzoni si mantengono su uno standard elevato, come del resto erano anche quelle del primo disco, il che conferma la bontà della band. Ciò che cambia è un maggior calore e una maggior rilassatezza; il suono è più morbido e dolce e pare cullare in molti frangenti l’ascoltatore. La seconda canzone Senza senso prosegue la linea tracciata dalla prima. Sembra quasi una bossanova ed è piacevole fin dal gioco di parole del titolo: un brano che riflette con apparente leggerezza sul “senso” della vita, una meditazione solitaria in compagnia, di un buon “goto”, interamente scritto e musicato dal compianto Roberto Rizzini, ispirato ed ispirante ideatore del progetto della Contrada. Ed a lui, infatti, è dedicata questa seconda esperienza musicale della Contrada.

Il disco procede attraverso un clima quasi etereo, pare di stare di notte in riva al mare, anche se tra una nota e l’altra, un soffio di clarino e una rasoiata di violino si infilano “verze cotte”, mentre “la polenta fuma”. Il folk ritorna di matrice prealpina con Vien vien Giulieta, che è una bella canzone popolare inneggiante a Verona, che la Contrada ha raccolto e rielaborato dalle voci di due aitanti vecchine di paese, con la fisa in splendida evidenza, un brano che va così ad arricchire il repertorio dei canti popolari veronesi “rispolverati” dall’orchestrina della Contrada.  Si continua su questo tono col traditional Bionda biondina, polka solo strumentale, perfetta per balli e feste di piazza. Con Ciàr Listòn si vira decisamente verso il jazz, un piano minimale in apertura che dopo alcune battute lascia posto ad un charleston frizzante, con un chiaro (“ciàr”) gioco di parole tra testo e stile musicale, dove “Listòn” allude a piazza Brà, la piazza dell’Arena di Verona.

Ormai il mare sembra un sogno lontano e il suono ma forse ancor di più il canto riprende la fisionomia nordica, complice probabilmente un po’ di nostalgia provocata dalla lontananza dalla terra madre veronese. Non mancano in questi brani finali la voglia di divertimento e di bizzarria, come nella “tiratissima” Sagomato (el balo del palo), che si infila nel folk tornato tradizionale. La matrice filologica viene rispettata nel brano El coro del tran, composto in occasione dell’inaugurazione della linea tramviaria Verona-Avesa il 22 Novembre 1914, le cui musiche furono dapprima perdute e successivamente recuperate grazie a una trascrizione curata da Giorgio Peroni. Ci avviamo così verso l’Epilogo, Spazzacamin è un altro canto tradizionale arrangiato con delicatezza da Roberto Rizzini e Roberto Nicolino, una canzone che è malinconica, con uno struggente violino in apertura e con la fisa che subentra poco dopo. Qui è di nuovo folk alpino: ci sono il camino, le montagne, l’amore paesano. La chiusura del disco è affidata alla ripresa di Vien vien Giulieta. Una versione roots, con le voci non edulcorate (imprecisioni, inciampi e rumori di sottofondo volutamente lasciati) di Mirella e Angela, proprio le vecchine “muse ispiratrici” di cui si è detto, che riesce a rendere con la giusta dose di autoironia il climax che quelli della Contrada Lorì riescono a creare con le loro canzoni. Un disco folk che conferma come sia possibile mantenere salde le radici nella tradizione lanciando però allo stesso tempo un ponte verso la modernità, regalando non solo ottima musica ma anche abbondanti dosi di calore umano.

 

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In dettaglio

  • Anno: 2015
  • Durata: 42:58
  • Etichetta: Are Zovo

Elenco delle tracce

Prologo
01. Eviva il mar
Primo tempo
02.  Sensa senso
03.  Leva su bela
04.  Vien vien Giulieta
Intermezzo
05.  Bionda biondina
Secondo tempo
06. A’ che Marina ti amo
07. Ciàr Listòn
08. Sagomato (el balo del palo)
09. El coro del tran
Intermezzo
10. Sotìs del Minci
Epilogo
11. Spassacamin
12. Vien vien Giulieta (versione Mirella e Angela)

Brani migliori

  1. Eviva il mar
  2. Vien vien Giulieta
  3. Spassacamin

Musicisti

Musicisti:
Federico De Vittor
: pianoforte, vibrandoneon, percussioni e voce  -  Francesco Scardoni: canto  -  Massimo Florio: fisarmonica e voce  -  Roberto Nicolino: contrabbasso e voce  -  Paolo Marocchio: chitarre, mandolino, percussioni e voce  -  Giulio De Boni: percussioni, illustrazioni e voce  -  Francesco Ambrosini “Ambro”: tecnico del suono, percussioni e voci  -  Arturo Pero: violoncello, voce e campanella  -  Federica Galia: violino  -  Andrea Trevisan: chitarra  -  Stefano Saccomani “Sacco”: batteria
Ospiti:
Mirella Biasi e Angela Gesuita
: canto in “Vien vien Giulieta”  -  Marco Brancalion: violino  -  Filippo Orefice: clarinetto  -  Alfredo Nicoletti: chitarra  -  Beppe Zorzella: tromba e accordatura pianoforte di Torbe  -  Mirko de Santi: banjo  -  Giovanna Scardoni: canto in “Ciàr Listòn”  -  Francesca, Elena, Elisa, Anna, Annina e Adele: cori  -  Maria Rosa, Luigia, Sergio, Giuseppe, Mauro, Andrea: coro all’inizio di “Spazzacamin”, “Tutti in fameggia” registrazione 1981  -  Luigi di Badia Calavena: cantore di “Eviva il Mar”