Caparezza
“In fuga dal mio disco precedente, da chi dice ‘Ti capisco’, invece mente”. È l'incipit di Fugadà, secondo brano della tracklist, che definisce alla perfezione l'intento musicale e morale di Exuvia, ottavo album in studio di Caparezza. Le 19 tracce di Exuvia non raccontano solo l'evasione dal metaforico carcere descritto nel predecessore Prisoner 709, ma rappresentano anche il coronamento del ventennale personaggio chiamato “Caparezza”, attraverso un'affascinante ed esaustiva riflessione sulla persona di Michele Salvemini, tanto sull'umano quanto sul musicista. Di fatto, l'intero percorso discografico di quest'ultimo viene apertamente sviscerato in diversi brani, fra i quali l'opening act Canthology (concatenazione di vecchi testi, sulla falsa riga della lennoniana Glass Onion) o Campione dei Novanta, definitiva redenzione dal “peccato di gioventù” conosciuto come Mikimix.
Il vostro recensore non sarebbe però del tutto onesto se dicesse di comprendere fino in fondo il significato della più recente produzione del cantautore pugliese, ma proprio per questo è interessante effettuare un tentativo.
Ci viene però in aiuto lo stesso autore, che parlando del nuovo disco dice che “non racconta la ritrovata libertà, racconta la ricerca di essa… la mia EXUVIA è dunque un rito di passaggio in 14 brani, il percorso di un fuggiasco che evade dalla prigionia dei tempi andati per lasciarsi inghiottire dalla selva e far perdere le proprie tracce”. Tale ricerca confluisce in una stregata atmosfera da foresta oscura, una sorta di trasposizione musicale di ambientazioni care a ‘Il signore degli Anelli’ o a ‘La Strada’ di Cormac McCarthy con le soluzioni strumentali di Damon Albarn o Thom Yorke, mediati dal De André di “Non al denaro, non all'amore né al cielo”.
La sintesi è un album dapprima furtivo, poi inquietante, infine bruciante e malinconico, la cui vena boschiva pulsa perfino nei brani più “aggressivi” come Eterno Paradosso o Eyes Wide Shut, anche grazie al tocco dell'ormai onnipresente re del mix Chris Lord Alge (Muse, Eric Clapton, U2). Vi è quindi un profondo cambiamento, radicato in particolare nell'estetica sonora. È difficile individuare, nella discografia di Caparezza, dei brani particolarmente simili a livello di sound, seppur alla base vi sia sempre (dal secondo album) la storica band del rapper molfettese; e nemmeno le “divagazioni culturali” all'interno degli arrangiamenti (fra Reggae, cori russi e Zecchino d'Oro) sono aspetti propriamente inediti.
Questo per dire che l'artista ha sempre usufruito di una mentalità versatile, ma in Exuvia, più che mai, le divagazioni risultano completamente asservite alla totalità dell'album; e quindi tracce atipiche come El Sendero o La Certa, il clavicembalo e la sirena di Fugadà, la frenesia voodoo di Contronatura o il “Dark Fantabosco” di Azzera Pace non appaiono come degli unicum, ma come l'essenza stessa del disco. I brani si concatenano con felice naturalezza, talvolta senza alcun respiro, talvolta intervallati da brevi intermezzi (denominati Skit) che contribuiscono a sviluppare la costruzione in stile “Divina Commedia 2021”.
In tutto questo, la voce del cantante, più che mai lanciato su tecnica e flow piuttosto che sul proprio personaggio, si riappropria prepotentemente del suo giusto spazio: molti elementi caratteristici del cantato caparezziano, fra cui i passaggi “recitati” e il tono forzatamente nasale, lasciano posto a una vocalità fluida e potente, perfettamente incastonata in questa nuova dimensione sonora.
È necessaria una menzione a parte per la canzone a metà del disco, ovvero il secondo, scoppiettante singolo chiamato La Scelta: introdotto da uno dei succitati Skit (Marco e Ludo), in netto contrasto con il resto dell'album, il brano risulta l'episodio più frizzante ed esteticamente tradizionale, forte della consapevolezza di poter catturare fin da subito l'attenzione di qualsiasi ascoltatore.
Nel mezzo del cammin di propria vita, il protagonista si ritrova di fronte a un bivio: una strada porta alla crescita artistica a discapito della vita privata, l'altra porta alla crescita personale a discapito della carriera. Ad esemplificare le due possibilità, il compositore Ludwig Van Beethoven e il front-man dei Talk Talk Mark Hollis descrivono la propria esperienza, diametralmente opposta, entrambi soddisfatti della scelta compiuta. Una scelta che prima o poi quasi ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, si ritrova a dover contemplare, e che magari sarà giusta in quanto tale, ma ciò non la rende più semplice da affrontare.
In conclusione, al vostro recensore la conclusione ora è più chiara: il disco non è alla portata di un ascoltatore distratto, non sfoggia canzoni che aiutino il pubblico a “mettere roba dentro al carrello”: inoltre, risultano ridotti all'essenziale i riferimenti all'attualità che gran parte di quel pubblico probabilmente si aspettava di trovare come argomento portante. Fortunatamente, Exuvia è un album misterioso ed imprevedibile, costruito su una necessaria riflessione personale, ed è proprio questo che lo rende perfetto per i nostri tempi.
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01. Canthology
02. Fugadà
03. Una Voce (Skit)
04. El Sendero (feat. Mishel Domenssain)
05. Campione dei Novanta
06. La Matringna (Skit)
07. Contronatura
08. Eterno Paradosso
09. Marco e Ludo (Skit)
10. La Scelta
11. Azzera Pace
12. Eyes Wide Shut
13. Ghost Memo (Skit)
14. Come Pripyat
15. Il Mondo dopo Lewis Carroll
16. Pi Esse (Skit)
17. Zeit!
18. La Certa
19. Exuvia
Michele Salvemini (voce, tastiere) - Rino Corrieri (batteria) - Giovanni Astorino (basso) - Alfredo Ferrero (chitarre) - Gaetano Camporeale (tastiere) - Matthew Marcantonio (voce # 01) - Mishel Domenssain (voce # 04)