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Nina Pedersen

Eyes wide open

Nome e cognome non mentono affatto, perché Nina Pedersen è nata in Norvegia, e più precisamente nella zona sud del paese, a Grimstad, poi si è trasferita a Roma e lì è stato amore a prima vista, al punto da far sì che tutta la sua vita, inclusa quella professionale, si svolga appunto da quasi trent’anni, nell’area capitolina. Ciò che ha portato in dote, attraverso questo suo trasferimento, sono stati non solo una voce, ovviamente “nordica”, ma soprattutto un approccio ed una narrazione peculiare di quelle terre, tale per cui la sua produzione musicale è assimilabile, per molti versi, al fenomeno descritto come “Nordic Jazz” che, soprattutto negli ultimi quindici, vent’anni, ha assunto un ruolo di primo piano nello sviluppo e nell’evoluzione jazzistica europea, proponendo un gran numero di musicisti (valga per tutti lo scomparso Esbjörn Svensson, una delle punte di diamante di questo fenomeno musicale) che hanno davvero portato in dote un approccio innovativo alla materia jazzistica.

Una cantante (ma anche docente) legata certamente alle tradizioni, ma capace di rivestire con suoni nuovi anche il repertorio più classico: è ciò che ha fatto nei due album precedenti, Songs From The Top Of The World, del 2011, ma soprattutto  So Far So Good, realizzato tre anni più tardi, e nel quale ha definito maggiormente le sue peculiarità di vocalist. Eyes wide open, questo suo ultimo lavoro, affina ulteriormente le sue doti, non solo di singer, ma anche e, forse soprattutto, di autrice e compositrice, attività che porta avanti in parallelo con quella di insegnante presso il Saint Louis College of Music di Roma. Il suo percorso musicale si è svolto attraverso esperienze davvero differenti ed originali: agli inizi un coro di musica scandinava, poi un coro jazz, ed ancora musica lirica, sperimentazioni anche abbastanza “estreme”, considerando i suoi studi e le sue radici, come ad esempio un disco trip-hop con il gruppo romano Mata Hari nel 2000, lavoro che già allora cercava di distaccarsi dall’elettronica tradizionale, cercando di trovare un punto d’incontro tra le influenze black, dub e jazz.

Questo itinerario musicale così variegato, e certamente figlio della curiosità e del desiderio di inserire nuovi linguaggi all’interno di strutture sonore già consolidate, l’ha condotta piano piano a distaccarsi artisticamente dalla tradizione più stretta del suo paese natio e questo suo ultimo lavoro può essere considerato, forse, il compimento di questo cammino: restano, per l’evidente fatto di essere un patrimonio personale ed umano, la profondità , il pathos, il velo di malinconia e l’intensità dei brani che, tuttavia si aprono verso nuovi orizzonti. C’è calore, nei brani della Pedersen, e questo grazie anche ai musicisti che l’accompagnano, e che sono riusciti ad entrare nel mood dell’artista assecondandone ed evidenziandone le caratteristiche artistiche.

Eyes wide open è un album “d’atmosfera”, ma nel senso che crea, attraverso gli otto brani che lo compongono, un’atmosfera che va dai ghiacci nordici al sole del Mediterraneo, come se una sorta di immaginario drone volasse, a bassa quota, attraverso l’Europa, raccogliendo immagini e sensazioni dai territori che si trova a sorvolare. Tutto questo patrimonio di immagini, sensazioni, stimoli, viene filtrato attraverso la sensibilità dell’artista norvegese ma anche, come lei stessa dichiara, tramite l’interazione artistica ed umana con i musicisti con i quali collabora: “È fondamentale per me avere, non solo musicisti bravi e capaci, ma avere, soprattutto, persone con cui mi trovo bene: c’è una bella atmosfera quando lavoriamo insieme”. Il suo terzo lavoro è dunque una sorta di punto di arrivo, sempre e comunque temporaneo perché, sempre stando alle parole della Pedersen, “…finire un disco è come finire un capitolo. Subito cominci a pensare al prossimo. È una strana sensazione: lo promuovi, fai concerti, ne parli, quando in realtà la tua testa è già altrove. Un disco ti fa capire quale direzione prendere per il prossimo…”.

In fondo è proprio vero che la musica, così come la vita è, alla fin fine, un viaggio all’interno del quale il pensiero della prossima tappa è più presente, e più forte, del ricordo della tappa precedente.

Foto di Massimo De Dominicis

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Nina Pedersen, Clive Simson
  • Anno: 2017
  • Durata: 40:55
  • Etichetta: Losen Records

Elenco delle tracce

01. Eyes wide open
02. Ribbon of sand
03. Granny’s waltz
04. Now I’m here
05. These empty walls
06. Mrs. Nilsen
07. Me, Myself and I
08. Mother and Son

Brani migliori

  1. Eyes wide open
  2. Granny’s waltz
  3. Mrs. Nilsen

Musicisti

Nina Pedersen: voice  -  Pierpaolo Principato: piano, keyboards  -  Marco Loddo: double bass  -  Giampaolo Scatozza: drums, live electron ics  -  Aldo Bassi: trumpet  -  Paolo Innarella: saxophone