Stefano Bollani
Inciso nel 2003 e pubblicato due
anni dopo dalla Venus solo in Giappone, giunge ora anche sul mercato italiano, con
diversa copertina, questo lavoro che Bollani,
notoriamente avvezzo alle riletture di marca brasiliana, dedica al compositore
con tutta probabilità più illustre del panorama verde-oro, Antonio Carlos Jobim.
Si spazia attraverso poco meno di un quarto di secolo di scrittura (ventitre
anni, per l’esattezza: quelli che intercorrono fra Cançao
do amor demais, composta
nel 1958 in coppia con Vinicius de Moraes – come del resto, tre anni dopo, Agua de beber – e Luiza, dell’81), partendo dal brano che intitola il cd, in un clima
arioso, a maglie larghe e accoglienti, nel segno di una cantabilità quanto mai limpida,
esplicita.
E’ questa una delle linee-guida del disco (coglibile anche, sia pure su
toni più estroversi, in Aguas de março),
che altrove (per esempio in Angela,
momento di gran classe ed eleganza, o in Tema
do amor por Graciela) guadagna spazi più squisitamente
jazzistico/balladistici, entro cui è agevole cogliere l’ottimo interpaly che
regna in seno al trio (sempre impeccabili i partner, specie Tavolazzi), in
altri momenti ancora un incedere più diretto, vitale, fra il Brasile più
schietto (Sò
tinha de ser com voce) e una vivacità ritmica, di nuovo, più nitidamente
jazzistica (Luiza, Agua de beber, Samba de uma nota sò). In due episodi (Retrato em branco e preto, di cui è coautore Chico Buarque de
Hollanda, e Pois è), infine, Bollani è da solo col suo pianoforte; in uno, Cançao do amor demais, in duo col solo
contrabbasso.
Se tra i segni distintivi dell’album è lecito cogliere una tendenza a eludere
i temi più battuti – a ogni livello – del repertorio jobimiano (mancano autentiche
icone tipo A garota de Ipanema, Chega de saudade, Corcovado, Insensatez,
per esempio), la rilettura procede rettilinea e sempre godibile, senza
particolari colpi a sorpresa, ma con un’adesione anche emotiva inattaccabile.
Magari non sarà qui che dovremo andare a cercare il Bollani più incline a dire
quelle parole in qualche misura nuove che il suo formidabile talento ci
indurrebbe sempre ad aspettarci da lui, ma Falando de amor va comunque
annoverato fra i lavori più genuini e compiuti del pianista toscano.
01. Falando de amor
02. Sò tinha de ser com voce
03. Angela
04. Luiza
05. Retrato em branco e preto
06. Agua de beber
07. Tema do amor por Gabriela
08. Cançao do amor demais
09. Aguas de março
10. Pois é
11. Samba de uma nota sò
Stefano Bollani:
pianoforte
Ares Tavolazzi:
contrabbasso
Walter Paoli:
batteria