ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Hot Tune

Falling Up!

Partono le prime note di The invention of tradition ed una domanda sorge spontanea: è possibile, ma soprattutto che effetto fa, interpolare una strumentazione tendenzialmente jazz con idee decisamente avanguardistiche (vorremmo dire progressive, ma poi si rischia di essere “di parte)? Già, perché l’approccio degli Hot Tune è decisamente sorprendente, e questo senza scomodare - basta ascoltarli -, i Soft Machine o, perché no, certi passaggi dei Tangerine Dream, pur in assenza delle tastiere.

Falling Up! è un album davvero da scoprire brano dopo brano, un lavoro in cui le tecniche si mescolano, i timbri degli strumenti vengono spesso stravolti, piegati e sagomati in modo da ottenere sonorità originali: le chitarre, ad esempio, “grondano” acidità, suonano metalliche, evocano atmosfere industriali, il contrabbasso lascia generalmente da parte sia la vocazione ritmica che quella melodica, e vira, almeno nei due brani iniziali, verso tonalità martellanti, sussultorie, decisamente aggressive.

Le acque si placano nei brani successivi, Teardrops ed Il ritorno dell’acqua, in cui riemerge un’espressività più jazzata, seppur venata, spesso, da interventi che richiamano l’irruenza iniziale.

In generale comunque, tutto l’album mantiene una certa inquietudine di fondo, non si concede quasi mai momenti di rilassatezza, ma procede sempre con una, a tratti marcata, a tratti più sottile, tensione, soprattutto quando il quartetto si lascia andare alla sperimentazione più innovativa: Akvarell museet, ad esempio, ricorda, neppure troppo alla lontana, le sonorità dei Goblin e delle loro colonne sonore più tenebrose, trasmettendo ansia, apprensione, evocando atmosfere buie, cupe, a tratti ossessive - musica molto “filmica”, che lascia ampio spazio all’immaginazione.

Anche The violet glove, pur se con qualche attimo di rilassamento, si muove sulle medesime coordinate, lasciando emotivamente  l’ascoltatore in una situazione di attesa.

Bravi i quattro musicisti a creare questi contrasti, altrettanto bravi a renderli palpabili utilizzando sonorità e timbri originali ed innovativi, il tutto senza mai strafare, senza “debordare”, ma rimanendo sempre, e con una certa attenzione, entro schemi ben precisi. Questo album cattura davvero l’attenzione, e può rappresentare qualcosa di realmente innovativo nel panorama musicale odierno.

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Hot Tune, Clive Simpson
  • Anno: 2011
  • Durata: 40:00
  • Etichetta: Zone di Musica

Elenco delle tracce

01. The invention of tradition

02. L’età dell’ansia

03. Teardrops

04. Il ritorno dell’acqua

05. Akvarell museet

06. Falling down, falling up

07. Aggression

08. The violet glove

09. Ho cose + importanti da fare

Brani migliori

  1. The invention of tradition
  2. Akvarell museet
  3. The violet glove

Musicisti

Alberto Popolla: clarinets, piano, vocals Andrea Moriconi: guitars Roberto Raciti: double bass Claudio Sbrolli: drums