Sergio Cossu
Il modus operandi, quando si fa una recensione, non è sempre lo stesso: a volte si parte dall’ascolto, ma altre volte una sorta di vocina ti spinge a partire dalla documentazione che accompagna l’uscita di un disco, come se volessi tendere la mano a un artista per essere accompagnato nell’ascolto, nel viaggio, nella scoperta.
Ecco, con Sergio Cossu ho sentito l’esigenza di leggere i suoi pensieri, prima di perdermi nell’ascolto di Falsopiano, primo album da solista dell’artista milanese che, giusto per spiegare di chi stiamo parlando, ha fatto parte dei Matia Bazar dei tempi d’oro, suonando le tastiere, componendo brani e pertanto contribuendo alla scrittura di pagine importanti del background musicale italiano.
Poche ma intense le parole di Cossu, parole che descrivono un album giocoso, ironico, riflessivo: “Il disco è nato in maniera spontanea e abbastanza velocemente, anche se mi piace pensare che ci sia stata una silenziosa preparazione lunga vent’anni”.
Una frase per me illuminante, credetemi. Perché le epifanie, così come le improvvisazioni, si preparano anche quando non ce ne rendiamo conto. Si pensa, si riflette, ci si pone domande, e quando è il momento giusto ci si siede al pianoforte e ci si rende conto, forse quasi senza stupore, di quanto le mani sappiano dove andare. Gli accordi sospesi, la caduta inaspettata in tonalità minori e la libera illogicità della lunghezza delle tracce – Sulle rive dura soltanto un minuto! - rispecchiano esattamente il bisogno dell’artista di lasciare fuori dalla porta del suo essere le regole matematiche che spesso imprigionano le produzioni musicali.
Non so cosa ci sia di falso nel piano di Cossu. So però cosa c’è di vero, ossia l’assoluta genuinità della composizione libera, della voglia di comunicare, di andare e trascinare altrove.
Un album da ascoltare, da vivere, da condividere.
01. Birdy
02. La pazza di Dueville
03. Esperanto
04. La crudele necessità di amare
05. Pensamento
06. Serendipity
07. Sulle rive
08. San Patrizio
09. Careless
10. Garrincha
11. Siviglia
12. Falsopiano