Baustelle
L’ambizioso progetto di dar vita a qualcosa che sfidi il tempo e, possibilmente, lo vinca ponendosi al di sopra di congiunture storiche, temi e incertezze odierne. Questa sembra essere stata la maggiore aspirazione che ha fatto sbocciare Fantasma, il nuovo album dei Baustelle.
La band toscana torna a tre anni da I mistici dell’Occidente, matura, elegante, sicura, con un concept album spigoloso, contrastante, solenne, e da ascoltare lentamente. L’inevitabilità dello scorrere del tempo, che aggrega tutti i brani del disco dai titoli di testa a quelli di coda, diventa l’intreccio di una narrazione credibile e cosciente dove narratore e attore spesso mischiano ruoli e punti di osservazione.
E se ogni narrazione necessita di una storia e di un mondo, costruito da ambienti e personaggi all’interno del quale la storia prende respiro, in Fantasma il mondo è il nostro, quello dai confini labili e incerti, quello delle nostre grandi solitudini e dei piccoli ma ricorrenti incubi, quello di paure sempre uguali a loro stesse. Specchi, semplici specchi che riflettono noi stessi e le nostre distorsioni, i fantasmi dei Baustelle non siamo altro che noi. È un mondo organizzato come una pellicola che scorre e se ci si distrae un attimo, prende fuoco e brucia. È la letteratura del Novecento mischiata ai film anni Settanta di Dario Argento, intervallata dagli sguardi fissi in camera dei western all’italiana, con la poesia bohemienne di Rimbaud e le atmosfere gotiche di Edgar Allan Poe; tutto questo non semplicemente accennato ma amplificato all’ennesima potenza.
E Francesco Bianconi, che con la penna ha imparato già da tempo a raccontare noi e i nostri più intimi mutamenti, fa aprire il disco a Nessuno. Un brano in cui tutto, la vita stessa, è messa in discussione, nulla sembra avere senso (non a caso “non credo” è l’incipit che apre tutte le strofe). Eppure l’ultimo verso rovescia tutto. L’Amore resta la sola cosa in cui è consentito - e doveroso - credere: “Non ho amato mai nessuno come te”. Il brano che apre l’album ne segna inevitabilmente la strada, un percorso costruito su contrasti volutamente stridenti, l’antitesi tra la vita e la morte, lo scontro intimo tra il nichilismo più profondo e l’amore che è speranza, il contrasto tra le illusioni infrante e l’attesa testarda del domani. La dolcezza e l’armonia de Il finale sullo sfondo di uno spazio drammatico e terribile come il cortile di un campo di concentramento, l’amore folle che porta all’omicidio nella borgata romana disperata di Contà l’inverni, la nostalgia di un passato che torna nel brano Il futuro.
Questa continua e incessante ricerca del conflitto si muove all’interno di un suono denso e complesso, che s’innamora, come mai nella discografia dei Baustelle, di sonorità liriche e concertistiche, quasi esasperato nei suoi contorni, pulito e corposo. L’intreccio delle voci di Bianconi e di Rachele Bastreghi, alle chitarre pop (cogliamo l’occasione per ricordare il grande lavoro di Claudio Brasini, qui nella foto, personaggio chiave dei Baustelle, con Bianconi fin dai primi anni Novanta quando suonano insieme nei primi gruppi live, esperienze importanti da cui nascerà il gruppo nel ‘96), agli archi e ottoni della Film Harmony Orchestra, in alcuni istanti sfiora la perfezione: il brano Diorama da solo vale l’acquisto del disco.
Non c’è passività e abbandono al dolore in Fantasma, ma una lucida e profonda trasposizione delle angosce e sofferenze del nostro tempo in poesia. È l’ultimo brano del disco, Radioattività, e i suoi due versi finali, a portarci alla conclusione più bella alla quale si potesse sperare di giungere, dopo aver attraversato l’affanno e il senso di sconfitta che dà lottare contro qualcosa di ineluttabile come il tempo e la stessa incomprensibile esistenza umana: “Così ti stringo forte e grido Amore. Cerco il Bene nell’orrore e l’Eterno nell’età”.
01. Fantasma (Titoli di testa)
02. Nessuno
03. La morte (non esiste più)
04. Nessuno muore
05. Diorama
06. Primo principio di estinzione
07. Monumentale
08. Il finale
09. Fantasma (intervallo)
10. Cristina
11. Il futuro
12. Secondo principio di estinzione
13. Maya colpisce ancora
14. L’orizzonte degli eventi
15. La natura
16. Contà l’inverni
17. L’estinzione della razza umana
18. Radioattività
19. Fantasma (Titoli di coda)
Francesco Bianconi: voce, basso, chitarra elettrica - Claudio Brasini: chitarre - Alessandro Maiorino: basso - Paolo Inserra: batteria - Sebastiano De Gennaro: grancassa, windchimes, triangolo, campane tubolari - Rachele Bastreghi: voce, organo, pianoforte - Diego Palazzo: voce, chitarra acustica - Enrico Gabrielli: celesta, clavicembalo, flauto traverso, pianoforte, sassofono tenore - Corale Poliziana della Fondazione Cantiere Internazionale di Montepulciano: direttore Judy Diodato - The film Harmony Orchestra : direttore Marcin Mirowski