Franco Battiato
Pubblicando “Fleurs 3”, Franco
Battiato disse che quello strano numero era dovuto al fatto che, visto il
successo del primo “Fleurs”, gli si sarebbe di certo chiesto un trittico di
album in tema, per cui lui passava direttamente al terzo e ultimo volume, per
ritenere ufficialmente chiusa l’esperienza. Sorprende un po’, quindi, che oggi
se ne esca con questo Fleurs 2, a
completare realmente quel trittico. Diciamo subito che, rispetto agli altri due
volumi (un capolavoro assoluto il primo, lì vicino il secondo), ciò che tiene
questo album un gradino sotto è in primo luogo la scelta dei brani. L’impianto
è lo stesso dei precedenti capitoli, ma qui l’inedito proprio (Tutto l’universo
obbedisce all’amore, leggerino, con una Carmen Consoli che non incide più di
tanto) apre il disco anziché suggellarlo. E poi le scelte delle cosiddette cover (brutta parola), si diceva: convince
l’Endrigo di Era d’estate, a farci
immaginare il lieve, sospeso lirismo di Battiato posato su “Teresa”, “Mani bucate”
o “Adesso sì”, così come, per altri versi, su “Tu no” di Ciampi, o “Il nostro
concerto” o “La musica è finita” di
Bindi, ma il trittico che segue offre il fianco a qualche riserva. Lo apre E più ti amo, brano del ‘64 di Alain
Barrière tradotto (e inciso) da Paoli, neanche male, seguito da un dignitoso It’s Five o’Clock, grande
successo – anche italiano – degli Aphrodite’s Child, e
da Del suo veloce volo, il cui autore,
Antony Hegarty (Antony and the
Johnson: sì, proprio lui), si produce anche in voce in un italiano quasi comico (una specie di caricatura
di Shel Shapiro…).
Un discorso a parte meritano i due brani francesi: la celeberrima Et maintenant di Bécaud ha una tale
forza intrinseca da “tenere” anche una lettura raffinatissima, per carità, ma
che non restituisce la solenne epicità dell’originale, mentre in Il venait d’avoir
18 ans, successo di Dalida del ’73, si
apprezza in particolare la voce arabeggiante di Sepideh Raissadat (l’apporto più incidente, fra le voci ospiti,
rimane comunque quello di Anne Ducros
in Sittin’ on
the Dock of the Bay di Otis Redding, brano peraltro un po’ alieno dalla
poetica di Battiato). Li penalizza entrambi (specie il secondo) una pronuncia
francese tutt’altro che adamantina... Rimangono un non imperdibile Simon &
Garfunkel (Bridge
Over Troubled Water) e le tre pagine già a
monte più nelle corde del Nostro: due sono di Juri Camisasca e una, L’addio,
si deve al Battiato autore (nello specifico con Ippolita Avalli e l’ex-Gigante
Mino Di Martino) per Giuni Russo. Se quest’ultima è segnata da un’eleganza un
po’ esangue, notevoli sono i brani di Camisasca, presente anche in voce nel
secondo. Trattasi di Il Carmelo di Echt,
dall’omonimo album del 1991, e La musica
muore, episodio risalente al ’74 di forte connotazione autobiografica per
un’intera generazione.
01. Tutto l’universo obbedisce all’amore
02. Era d’estate
03. E più ti amo
04. It’s Five o’Clock
05. Del suo veloce volo
06. Et maintenant
07. Sittin’ on the Dock of the Bay
08. Il Carmelo di Echt
09. Il venait d’avoir 18 ans
10. Bridge Over Troubled Water
11. La musica muore
12. L’addio
Franco Battiato:
voce
Carlo Guaitoli:
pianoforte
Emilio Soana:
tromba
Gabriele Comeglio:
sassofoni
Giuseppe Pischetola:
organo Hammond
Davide Ferrario, Davide
Tagliapietra: chitarre
Essiet Essiet: contrabbasso,
basso elettrico
Pino Pischetola:
ritmiche computerizzate
Mylious Johnson:
batteria
Royal Philharmonic Orchestra
diretta da Carlo Guaitoli
Carmen Consoli,
Antony, Anne Ducros, Sepideh Raissadat, Juri Camisasca: voce