Four Funk
Ecco un album di quelli che vengono definiti “live in studio” oppure, utilizzando una terminologia un po’ più vintage, registrati “in presa diretta… no overdubs”, ovvero nessuna sovraincisione escluse quelle due o tre opportunamente segnalate, come dire: “ecco chi siamo e cosa facciamo”.
Un progetto di recente formazione, quello dei Four Funk, che gode tuttavia dell’esperienza pluriennale di musicisti che di gavetta ne hanno fatta, e parecchia, gente che pur avendo già raggiunto eccellenti risultati - e realizzato collaborazioni di primissimo piano - non si è certo seduta all’ombra di un comodo “non aver più nulla da dimostrare”, ma lungi dal vivere di rendita ha rimescolato le carte, aguzzando l’orecchio verso sonorità da sempre amate, ma finora solo ascoltate.
Free è stata l’occasione per tradurle in musica, per provare a vedere come questi pezzi sarebbero venuti fuori, alla luce di anni di ascolto.
Funk ed R&B sono passioni viscerali, di quelle che una volta “installatesi” nella testa, lavorano un po’ come i virus informatici… restano latenti, magari per anni, poi ad un certo punto scattano e determinano un irrefrenabile desiderio, ovvero quello di collegare direttamente la teoria alla pratica: ed allora gli ascolti si trasferiscono sulle dita di un tastierista, Keki Andrei, devoto ai suoni ed agli strumenti vintage, nelle mani di una sezione ritmica, Daniele Nesi e Carmine Bloisi, basso e batteria, che ha metabolizzato i suoni delle big band degli anni ’70, e nelle corde vocali di chi, Andrea “Ranfa” Ranfagni, quel sound lo ha coltivato con anni di ascolti.
Se poi lungo la strada si incontrano personaggi come Vittorio Alinari (sax) ed Andrea Braido (chitarre), che definire “onnivori” è limitativo, e che sposano l’idea mettendoci anche parecchio del loro, ebbene il risultato non può che essere un pugno di brani dal retrogusto “antico”, brani che vengono si da lontano, ma che di strada ne faranno ancora, e parecchia, per lo meno finchè incontreranno estimatori appassionati ed entusiasti interpreti che li riproporranno nelle loro personali versioni.
Dodici tracce che trasudano “black sound” da ogni nota, e che pur provenendo da situazioni artistiche anche molto differenti, dagli sperimentatori Medeski Martin and Wood, a cavallo fra il primo hip hop, lo swing ed il jazz dei primi anni ‘90, ai maggiormente mainstream Earth, Wind & Fire, alfieri della disco anni ‘70, all’eclettico Eddie Harris di Freedom Jazz Dance, danno comunque un idea chiara di compattezza e di coerenza sonora.
Esecuzioni vivaci, groove che si respira a pieni polmoni, fughe strumentali molto libere e tuttavia mai troppo “abbondanti”, con una grande capacità di rimanere equilibrati anche quando la mano, o il piede, vorrebbero “scappare” in avanti, per prendersi più spazio.
Disco “estivo”, se vogliamo, ma che ben si accompagna anche ad una situazione più “cold”, insomma, come certi olii di qualità, un album multistagionale, che garantisce ottime prestazioni in qualunque situazione…
01. Regretted
02. A real mother for ya
03. Can’t hide love
04. Coconut boogaloo
05. Freedom jazz dance
06. I want to ta ta you baby
07. Straight ahead
08. Truth
09. Don’t let me be lonely tonight
10. Alright
11. I wanna ride you
12. Braidus check
Andrea “Ranfa” Ranfagni: vocals - Keki Andrei: Hammond B3, Wurlitzer piano, AC. Piano, keyboards - Daniele Nesi: bass - Carmine Bloisi: drums - Andrea Braido: guitars - Vittorio Alinari: tenor sax