Folco Orselli
Dopo quattro dischi, dei quali un paio di buon livello e quasi quindici anni passati ad essere tenuto in ostaggio dalla critica con il gioco “dell’assomiglia troppo a questo oppure a quello”, (finirà mai questa insopportabile ammuina? Tutti i musicisti assomigliano a qualcuno e ognuno è sé stesso, Capossela, ora sdoganato, docet) Folco Orselli con Generi di conforto decide di giocarsi l’asso e in questo caso cala un Asso di cuori.
Il Re dell’indipendenza, poco incline a steccati di contenimento, sfodera il suo carattere ribelle, tignoso ed estroverso, prende il coraggio a due mani, crea la sua Muso Records, si piazza con Vincenzo Messina in un trullo e getta le basi del nuovo disco. Rientrati con le idee già ben impostate, chiama a raccolta i suoi musicisti (compresa l’ottima sezione di fiati), si “affitta” l’Orchestra Cantelli (sedici archi), si chiude in studio e ci consegna uno dei dischi di cantautorato più belli dell’ultimo decennio.
In questo lavoro tutto funziona alla perfezione: Orselli mai è stato così duttile nell’utilizzo della sua voce, i testi mai così ispirati, diretti, a tratti commoventi e gli arrangiamenti messi in campo sono sontuosi, gruppo ed Orchestra, sotto la sapiente direzione di Messina, interagiscono come un corpo unico e rendono ricco e ponderoso l’ascolto.
Dal lato canzoni si segnalano passaggi di autentica poesia di strada come ne La ballata di Piazzale Maciachini, vero inno anti movida modaiola milanese, con Buscaglione nel mirino, oppure nella Ballata del Paolone, in cui un testo davvero toccante canta l’amore tra due barboni. Per gli stili si passa dal blues intimo di In equilibrio (cadendo nel blues), alla meravigliosa Macaria, ballata evocativa che si segnala per la melodia strappacuore e i suoi preziosi arrangiamenti di autentico impressionismo orchestrale, un brano da ascoltare all’infinito, ai suoni morriconiani di Dubbi, (ma tutto l’album ha la musica del cinema in filigrana), al mood americano/cooderiano di Balla, sino alla complessa e tragica, Inno alla follia, lucida e profonda fotografia della malattia più antica del mondo.
Nella bella copertina, il ritratto realizzato dal grande maestro Renzo Bergamo, guida artistica e spirituale per Orselli, scomparso da qualche anno, al quale il musicista milanese dedica questo lavoro.
Generi di conforto è un disco cospicuo, da ora in avanti, se esiste giustizia, sarà il turno dei nuovi cantautori assomigliare a Folco Orselli, molto però dipenderà da lui, dovrà sapere tirare dritto per la strada maestra qui intrapresa e, fottendosene del mondo che lo circonda, smettere di piangersi addosso. Folko, vedrai che anche in questo caso ci sarà un critico rancoroso che, disarmato per la bellezza del disco, corrugando la fronte, sentenzierà che nel libretto c’è un errore di stampa “Produzione artistiva”, ma tant’è …
http://www.folcoorselli.it
http://www.renzobergamo.com/biografia/
01. In caccia di te
02. In equilibrio (cadendo nel blues)
03. Dubbi
04. La ballata di piazzale Maciachini
05. La ballata del Paolone
06. Balla
07. Macaria
08. Storia della morte e del suo amore
09. Inno alla follia
10. Manila
Folco Orselli: voce, piano, chitarra Vincenzo Messina: hammond, piano, chitarra e programmazioni Giorgio Secco: chitarra acustica, chitarra elettrica Stefano Bagnoli: batteria Marco Ricci: contrabbasso Pepe Ragonese: tromba Daniele Moretto: tromba, flicorno, corno Luciano Macchia: trombone Valentino Finoli: sax tenore, sax alto Orchestra Cantelli: archi Vincenzo Messina:arrangiamenti e direzione orchestra