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Genova Jazz 50

Accompagnato da un lussuoso booklet con foto d’epoca e testi di approfondimento (Festinese, De Angelis, Dentone, ecc.), questo prezioso cd documenta l’attività delle jazz band genovesi in un periodo ancora pionieristico e – spesso – amatoriale come gli anni Cinquanta. Le matrici provengono dall’archivio del musicologo Edward Neill, autore anche dell’ampia intervista (quasi un quarto d’ora) che chiude l’opera, realizzata poco prima della sua morte (2001).

Tre le tranches di ascolto. Nella prima e più ampia lo stile è rigorosamente traditional (vengono in mente le All Stars di Louis Armstrong, ma non solo), alternando il settetto al completo col quartetto senza fiati (terzo e quinto brano). Ci sono autentiche icone del genere (su tutte Basin Street Blues e High Society, con la celebre cadenza di clarinetto e un impianto quanto mai da marching band) e tutto è condotto con esiti ammirevoli. Da una seduta del 1957 provengono le successive quattro matrici, in cui i panni appaiono prontamente risciacquati a fonti cool-californiane (Mulligan su tutti: suo I know, don’t know how), quindi con un salto in avanti, stilisticamente parlando, di almeno un quarto di secolo (in appena un lustro…). L’allinearsi alla voga del momento, del resto, era all’epoca un vezzo comprensibilissimo, visto che il jazz tutto era merce ancora pressoché clandestina. Qui è all’opera, comunque, il settetto di Dani Lamberti, con la chicca di ascoltarvi un diciannovenne Luigi Tenco, com’è noto (e come diversi colleghi, del resto) uomo di jazz prima di vestire i panni del cantautore. Un’intonazione qua e là non immacolata e qualche solo un po’ così, per dirla con Paolo Conte (un’ancia troppo dura per Lamberti in The Continental, ecc.), non compromettono il rilievo del documento. Tenco, per parte sua, pur non sfoggiando ancora la bellissima voce altosassofonistica (fra Desmond e Konitz, più il primo del secondo) cui approderà di lì a poco (ma qui la qualità d’incisione potrebbe tradirci), fa in pieno il suo dovere. E ci sono poi ex-trad che si “riciclano”, magari cambiando strumento (La Foresta, Sorgia, Gastaldi). L’ultima tranche ci porta infine all’affacciarsi del decennio seguente e all’irrompere dell’hard bop, sempre nel segno di Lamberti (autentica gloria del jazz genovese, del resto). Due i brani, tra cui una nuova icona, A Night in Tunisia di Dizzy Gillespie.

Su tutto aleggia quel sapore di eroico pionierismo che dota il cd di un fascino indiscutibile.       

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Fabrizio De Ferrari
  • Anno: 2009
  • Durata: 70:46
  • Etichetta: De Ferrari & Devega

Elenco delle tracce

01. Basin Street Blues

02. Blues for Tommy

03. Boogie Woogie

04. High Society

05. Margie

06. Strawhatters Blues

07. Weary Blues

08. Willie the Weeper

09. The Continental

10. Just Squeeze Me

11. I Know, Don’t Know How

12. Tea for Two

13. What Is This Thing Called Love

14. Night in Tunisia

15. Intervista di Edward Neill ai Gate Avenue Strawhatters

Brani migliori

  1. Basin Street Blues
  2. Just Squeeze Me
  3. What Is This Thing Called Love

Musicisti

Gate Avenue Strawhatters (# 01/08, Milano 1952):  Giacomo La Foresta, tromba; Dante Mescoli, trombone; Carlo Gritti, clarinetto; Armando Corso, piano; Gianni Sorgia, banjo; Pino Gastaldi, contrabbasso; Franco Garrassini, batteria; Settetto Moderno Genovese (# 09/12, Genova 1957): La Foresta, tromba; Sorgia, trombone; Luigi Tenco, sax alto; Dani Lamberti, sax tenore; Alex Armanino, chitarra; Luciano Ciucci, contrabbasso; Gastaldi, batteria; Hard Jazz Quintet (# 13/14, Genova 1960): Alberto Tagliazucchi, tromba; Lamberti, sax tenore; Leonardo Vasco, piano; Ciucci, contrabbasso; Maurizio Frosini, batteria.