Iris’Tea
Le note del primo album degli aversani Iris’Tea scorrono come su un velo luminescente a colori pastello o un caleidoscopio fantastico di stelle. D’altronde frutto dello stile volutamente indie-homemade e di una fantasia fumettosa è la copertina del disco con l’artwork di Francesco Nappa, tra colori tenui, nuvole, corpuscoli celesti e spiritelli.
In questo disco il punto di forza del trio, che aveva già pubblicato l’EP Joe di Maggio, è nell’incantesimo lieve dell’iterazione, grazie a riff di piano e soprattutto nenie indietroniche trasparenti e leggere che strizzano l’occhio al kraut-rock e all’elettronica minimale degli anni ’80. Prevalgono nelle canzoni del cd suoni liquidi e “space”, che convincono quando superano il rischio di annegare in una noia algida e danno vita momenti musicali più nettamente stranianti o tesi, oppure si rivestono del calore lavico della malinconia del post-rock, materiato di chitarre: si ascolti nel primo caso Phantom e nel secondo il crescendo “cosmico” di R-Tape, seguita da una ghost-track strumentale, o la struggente, fatata Diffi-cult, primo singolo estratto dall’album, uscito lo scorso autunno.
I brani della band, a causa della loro vocazione ambient, non hanno e pare non vogliano avere la pretesa di essere un’azione su una scena, ma sono un fondale iridescente in movimento, su cui scintillano note di suoni sintetici, chitarre ed electric piano su cui lasciar scivolare pensieri, immagini e ricordi. D’altra parte i segni nel cielo che danno il titolo al disco non sono scie luminose o nebulose che accompagnano il viaggio?
01.Get the Sky’s Signs Tonight
02.Go
03.Diffi-cult
04.Monfalcone Pad
05.British Hairways
06.Oven
07.Big Telephones Are Beautiful
08.Phantom
09.R-Tape
Enzo Sglavo: chitarre, synth, electric piano Ernesto Traettino: basso, synth bass, cori, kassilator Andrea D’Alessio: batteria, sequenze, programming, synth Francesco Nappa: artwork