Antonello Salis, Gavino Murgia, Hamid Drake, Paolo Angeli
Disco sardo, per eccellenza, questo bellissimo Giornale di bordo: sardi tre dei quattro musicisti che lo cofirmano, sarda la produzione, sardo il repertorio, che – a parte la beatlesiana Dear Prudence – si deve per intero ai succitati musicisti. Drake compreso, ovviamente. Il batterista neroamericano, peraltro, senza volerne in alcun modo sminuire il valore, è di fatto la presenza meno incidente per la temperatura, i caratteri distintivi, dell’opera: se ci fosse stato un altro (altrettanto bravo, si capisce) il prodotto non sarebbe variato, nella sostanza.
Diverso il discorso da fare per Salis, Murgia e Angeli. Il pianista/fisarmonicista inocula in ogni frangente la sua vena mercuriale, a tratti straripante (specie quando ci dà di mantice) e tuttavia mirabilmente mischiata (al piano, soprattutto) con una nitida tensione verso un lirismo purissimo, quasi disarmato; Murgia sfoggia più o meno altrettanta visceralità (fin dal suono stesso del suo soprano), ma sa a sua volta ripiegarsi allorché usa la voce (ma anche il flauto, in Corsicana tarantina), secondo i moduli tipici della sua regione; Angeli stravolge, scompone e ricompone, il suono della chitarra, come fa del resto da molti anni, e in tal modo porta la musica su latitudini quasi metaspaziali, metatemporali, come a voler trascendere il dato oggettivo (“fisico”, quanto meno) generato dai due corregionali.
Entrando un po’ più nel dettaglio, notiamo la partenza, già emblematica di quanto ci attende (almeno in nuce), con la sola fisarmonica, dove Salpa l’ancora (c’è bisogno di spiegarlo, questo titolo?) è di fatto un’intro a Dear Prudence, fatta assolutamente propria dai quattro, come se fosse nata apposta per questo disco. Secondo un modus operandi abbastanza tipico di Salis (ricordiamo il bellissimo “Stunt” in duo con Fabrizio Bosso) e, più in generale, di contesti di questo tipo, si fluisce senza soluzione di continuità in Traiettorie, con Salis che passa al piano, e via via in tutto il resto (le cesure fra i brani a volte ci sono e altre no), con punte di eccellenza per Suerte (di Salis, a rinverdire i fasti, grassi e danzanti, del glorioso “Paparazzi”, l’uno e l’altro fisarmonicistici), i brevi, quasi fulminei (e come tali per certi versi ancor più godibili) Ciao Pina e Carta carbone, e invece il più ampio, felicemente articolato e speziato, I quattro con l’Ave Maria, con fisa e soprano sugli scudi.
Un gran disco, lo si è già detto.
01. Salpa l'ancora
02. Dear Prudence
03. Traiettorie
04. Corsicana tarantina
05. Specchio di poppa
06. Clandestini alla deriva
07. Suerte
08. Fritto misto
09. Ciao Pina
10. Abba a bordo
11. Carta carbone
12. Presi con le pinze
13. I quattro con l'Ave Maria
14. Digestione sotto costa
15. Ormeggi precari
Gavino Murgia: sax soprano, flauto, bassu, voce Antonello Salis: pianoforte, fisarmonica, tastiere, voce Paolo Angeli: chitarra sarda preparata, voce Hamid Drake: batteria