Massaroni Pianoforti
Una barca di carta per navigare. Tra le sponde di una relazione, in primis quella con sé stessi, la propria parte più fragile e i propri difetti, che è difficile accettare e da cui non ci si può separare, tra schizofrenie e difficili equilibri interiori. Il titolo del terzo album di Gianluca Massaroni è allora un nome di donna troncato quasi con confidenza e affetto, se non con nostalgia, la Giulia della splendida Barche di carta, che “si riveste di speranza sotto il trucco”, “giovane donna che ne ha una quarantina di barche di carta sparse in cucina”: “Giulia è pazza a lasciare che tutto quanto vada male”, a perdersi nei colori dei fiori e nelle illusioni; però il titolo è soprattutto quello di una direzione interiore, privata dell’enfasi dell’accento, per un concept album, l’indicazione di un’immersione in se stessi, di un ripiegamento non privo di sofferenza: “Giù…giuro che non mi ripiglio più, giù…sempre più giù” (Ok, che chiude il disco).
Questo è un disco di specchi, confronti di voci, identità, idee, asperità, delusioni e incomprensioni, in cui la scrittura musica di Massaroni si fa ancora più delicata, ma anche, quando serve, dirompente: nelle quattordici canzoni del disco, spesso abbastanza brevi, appare affinata tra archi e ricami di elettronica che compongono piccole sinfonie di grande intensità, tra belle e limpide linee di piano che costruiscono atmosfere mattoncino dopo mattoncino, anzi, stella dopo stella (“Dall’Universo quante stelle dista l’amore?”, si/ci chiede tra l’altro Gianluca), tra cavalcate acustiche e evanescenze fluttuanti che ti scuotono il cuore “come un cecchino appostato col mirino sul costato” (L’incontro di un uomo e di una donna).
Tra versi intimi, ma anche surreali e ironici sui cantautori che “stracciano i coglioni” (Palestra, che sciorina nomi di artisti) e sui riti ipocriti e vuoti dei festeggiamenti di San Silvestro, inutili se lei non c’è, sugli occhi chiusi di un Paese che “ci tratta come sciocchi” e su futuri da ricucire (La notte di San Silvestro), il cantautore, tenero e stralunato, con un cuore disorientato come un vagabondo, ci regala filastrocche, ballate dal candore scalzo, con il calore intimo del pianoforte (Lupo di mare) e con gli entusiasmi e una tenerezza un po’ buffa, un po’ bambina. Non mancano lievità acustiche velate di tristezza sottile, ma anche momenti di drammaticità vivida, tersa e tangibile (la triste Cosa succede ad un legame quando il nodo si disfa), mentre il dolore sospende il tempo e le canzoni in un riff di chitarra (la lunga Io non ti ho capita, con coda di pioggia), ma sa anche ballare leggero sulle note di piano.
Una conferma, una crescita, quattordici nuovi pezzi che coprono uno spettro di emozioni che va dallo scanzonato allo struggente e conquistano l’ascoltatore.
01. Palestra
02. A bocca aperta
03. La zanzara
04. La notte di San Silvestro
05. Non mi basto più
06. L’incontro di un uomo e di una donna
07. Adelio Adelio
08. Uguale a me
09. Lupo di mare
10. Filastrocca del cattivo umore
11. Barche di carta
12. Cosa succede ad un legame quando il nodo si disfa
13. Io non ti ho capita
14. Ok
Gianluca Massaroni: voce, chitarre, pianoforte, pianola, cori, produzione esercutiva - Andrea Garavelli: basso, batteria - Vito Gatto: violini, produzioni elettroniche - Maurizio D’Aniello: pianoforte, synth, produzione esecutiva - Daniel Plentz (Selton): percussioni in 07 - Vincenzo Di Silvestro: archi in 09 - Simone Giorgi: mix e mastering - Giorgio ‘King’ Tosi: grafiche - Alessandro Devinu: fotografie