Venua
Il pop tritatutto che non ti aspetti. L’esordio dei Venua tenta il risveglio delle coscienze dal grigiore routinario con un soffritto di generi musicali che ammicca al passato e irride al futuro. Se proprio vi serve, l’evidenza che cercate è tutta in questo Gli Abitudinari.
L’apertura è affidata all’ipnotico slow-surf Mare, dileggio spuntato sulla dipendenza dalle apparenze, personali o sociali che siano; Insolito fotografa un funk esistenzialista (in tutti i sensi) davanti a una tazza di caffè newyorkese; Barrie è un rock’n’roll indiavolato e caliginoso di marca Chuck Berry; Funziona bene non si perde in smancerie e lancia un ritornello da inno, con richiami zeppeliani e bluvertighiani; La precisione salta su un altro binario musicale, con suggestioni esotiche ispano-americane. Si torna al funk con Buon Compleanno e Gli abitudinari, ritornello finto-naive e coda di rarefatta psichedelia; poi al synth soul della trascinante Tunnel (gustoso l’encore acustico della ghost track) e a No!!, una promessa di responsabilità sghemba e lanciata a un finale disco-funky. Chiude Viaggio Spesso, chitarra-voce che intinge al Brasile per una nostalgica polaroid balneare.
Il trio bergamasco ha un asso nella manica che pochi emergenti sono stati in grado di fabbricarsi: una freschezza che non sta tanto in un discorso musicale più o meno “nuovo”, ma nel riciclo e nella rimessa in gioco di generi e produzione (ingegnoso l’onnipresente basso sintetizzato colonna di un disco orgogliosamente analogico). L’alta qualità di Gli Abitudinari reclama solo un’ironia più sferzante e anarchica, che non si limiti a fare la dispettosa con qualche tipo sociale.
http://www.myspace.com/venuaband
01. Mare
02. Insolito
03. Barrie
04. Funziona bene
05. La precisione
06. Buon compleanno
07. Gli Abitudinari
08. Tunnel
09. NO!!
10. Viaggio spesso
Samuele Ghidotti: voce, chitarre Jodi Pedrali: tastiere, basso synth Davide Paolini: batteria