Vittorio De Scalzi
A quarantatre anni da Senza orario senza bandiera, primo lp dei New Trolls (Ho veduto, Vorrei comprare una strada, Signore io sono Irish, ecc., senza dimenticare che anche nel coevo Tutti morimmo a stento di Fabrizio De André il celebre Cantico dei drogati proveniva da una poesia di Riccardo Mannerini, Eroina) e dopo lunga gestazione, ecco finalmente il capitolo 2 del rendez-vous fra Vittorio De Scalzi e la poesia, appunto, di Mannerini, morto suicida nel 1980 a cinquantatre anni. Oggi non c’è più De André, nel frattempo a sua volta scomparso, ma c’è, per la necessaria revisione dei testi originari da traslare in canzone, il veronese Marco Ongaro.
Un lavoro tanto atteso, di cui De Scalzi aveva regalato negli ultimi anni ripetuti assaggi (per esempio al Tenco 2009), richiede un’analisi abbastanza dettagliata. Intanto va detto subito che la fatica iniziale – confessata dallo stesso autore, prima appunto dell’incontro con Ongaro, ”istigato” da Enrico De Angelis – per tradurre in canzone (quindi musicare, ma non solo) gli ostici versi manneriniani si manifesta, ancora oggi che l’opera è un’entità tangibile, in una qualche discrasia temperamentale, di humus, fra quei versi (pur qua e là rimaneggiati) e le musiche che li vestono. È il caso dell’iniziale Il ritorno (fra l’altro riproposta in chiusura in una versione ulteriormente irrobustita), o di Serial killer (il cui testo si deve peraltro alla moglie di Mannerini, Rita Serando, come anche in Martina di marzo, entrambe senza l’intervento di Ongaro) o, ancora, La corte, forse l’episodio più debole dell’album, con quell’arringa avvocatizia (a firma di Guariente Guarienti, noto principe del foro) aggiunta ai versi di Mannerini, virando un po’ in macchietta. La discrasia di cui sopra sta appunto nella distanza che separa la crudezza della parte letteraria (maiuscola, specie nel Ritorno, mentre andrà precisato che il protagonista di Serial killer è Donato Bilancia) da un sound che tende ad alleggerirla, quasi rispondendo a un impulso “di pelle” (conoscendo Vittorio): non svenderlo, quindi, ma renderlo più lieve, meno opprimente, duro e doloroso.
Detto di ciò che può funzionare meno, passiamo al resto. Che è indistintamente di alto livello (anche due dei tre brani citati, del resto, si fanno del tutto rispettare). Il pezzo che segue Il ritorno, Gionata Orselli, appartiene ad esempio a una ritrattistica che – magari anche per il nome citato esplicitamente, come anche in Isabella Eggleston – rimanda alla saga spoonriveriana di “Non al denaro…” (a cui del resto De Scalzi partecipò). Qui l’abito godibilmente country risulta centrato in pieno, mentre già si capisce quanta cura spetti agli arrangiamenti, fattore ribadito man mano che l’ascolto procede.
Dopo il mood più prossimo all’etnico (e quindi magari a “Mandilli”, penultimo lavoro descalziano) di Senza una voce (con tanto di cornamusa) e dopo le citate Isabella Eggleston e Serial killer, eccoci di fronte a uno dei brani trainanti del cd, quella Tante gocce che, proveniente da una lirica dal titolo raggelante (Obitorio), rievoca Luigi Tenco, di cui Mannerini fu amico al punto che molti suoi versi manoscritti trovati nella casa di Recco dopo la morte di Luigi vennero scambiati per abbozzi di future canzoni tenchiane. Di umore fossatiano la successiva, raffinata L’ultimo altare, nonché la soffice, quasi danzante, Sera sul mare, aperta anche a una colloquialità vagamente gaberiana. Di qui prende avvio una quaterna di brani in cui De Scalzi, a parte il funkeggiamento centrale in 12 pescatori, esplora territori più aerei, quasi immateriali, cameristici, annodando la voce al piano, ed entrambi al trio d’archi (non solo, ma in prevalenza). Magistrali sia la citata Martina di marzo, dove il tema dello stupro è toccato con equilibrio esemplare (e mise musicale parajazzistica), che, ancor più, la titletrack, spogliata fino all’osso quanto segnata da un’evocatività preziosa e avvolgente.
Disco importante, che merita ascolti ripetuti quanto attenti e – se vogliamo – complici.
01. Il ritorno
02. Gionata Orsielli
03. Senza una voce
04. Isabella Eggleston
05. Serial killer
06. Tante gocce
07. L’ultimo altare
08. La corte
09. Sera sul mare
10. Martina di marzo
11. 12 pescatori
12. Gli occhi del mondo
13. Il ritorno (version 2)
Vittorio De Scalzi: voce, chitarre acustiche 6 e 12 corde, pianoforte, mellotron, synth, fischio Andrea Maddalone: chitarra elettrica Edmondo Romano: flauti dolci, cornamusa, clarinetto Roberto Izzo: violino Raffaele Rebaudengo: viola Stefano Cabrera: violoncello Nani Tudor: fisarmonica Martino Coppo: mandolino Paolo Bonfanti: chitarra elettrica, steel e slide guitar Massimo Trigona: basso elettrico Enzo Zirilli: batteria, percussioni Rodolfo Cervetto: spazzole in 06 Pietro Martinelli: contrabbasso in 06 Corrado Tedeschi: voce recitante in 08 Franz Di Cioccio: batteria in 13