Francesco Ferrazzo
Sette brani, per una mezz’oretta di musica: una scelta coraggiosa, specie in tempi in cui, spesso, la logorrea, testuale e strumentale, unita ad una certa dose di supponenza da “sarò una rock star”, fa si che il mercato sia… invaso da cd, mp3, come se chiunque, alzatosi al mattino, possa decidere di “fare un disco”, così, senza alcun motivo se non quello di mettersi in mostra.
Francesco Ferrazzo, invece, non spunta certo dal nulla. Intanto è arrivato a questo album di debutto dopo parecchi anni in cui è stato arrangiatore, autore e produttore, e quindi conosce il “mestiere” anche dall’altra parte del mixer - fatto non certo secondario: già dalle prime note di Guardarsi dentro, si capisce chiaramente il metodo con cui questo lavoro è stato costruito, strumento per strumento, con una continua ricerca dell’equilibrio dei suoni, in modo che la dinamica dei brani non abbia eccessivi sbilanciamenti, ma nel contempo non risulti troppo uniforme.
Verrebbe da dire che, forse, la strada che conduce al futuro del cantautorato italiano potrebbe passare da un concetto sintetizzabile in: “poche cose ma fatte bene”. L’eccesso non paga, in termini di qualità, e fatalmente conduce a scivolare verso la ridondanza del pop da classifica, con la conseguente banalità delle parole e la ripetitività delle linee musicali.
La speranza è che artisti come Ferrazzo, ma non è certo il solo, mantengano questa capacità di non debordare, e magari abbiano il coraggio (è solo un’idea) di fare album concisi, giusto sei, sette brani, magari utilizzando sei, sette tonalità differenti, in modo che all’uniformità che appiattisce un po’ il lavoro, ed il relativo ascolto, si sostituisca un continuo mutamento che obblighi, questo sì, anche l’ascoltatore a non limitarsi a “sentire” la musica…
Non c’è bisogno di tradire la propria origine, magari cercando di rifarsi a modelli stranieri, perché volendo, e lavorandoci su, c’è ancora da elaborare l’approccio cantautorale italiano; certo, gli spazi non sono certo amplissimi, molto è già stato fatto; tuttavia, prima di considerare esaurita l’esperienza, vale la pena di indagare se ci siano, e ci sono, prospettive ed approcci differenti.
Che poi, al di là di tutto, far si che il proprio lavoro sia piacevole da ascoltare, lasci “un buon sapore in bocca” e, magari, torni spesso nelle playlist del nostro lettore cd, o mp3, è già di per sé un fatto positivo. In fondo significa aver “trattato bene” gli ascoltatori, un po’ come avviene in questo Goccia dopo goccia, che per essere un debut-album ha uno spessore invidiabile.
01. Guardarsi dentro
02. Goccia dopo goccia
03. A testa in giù
04. Di cosa ha bisogno la gente
05. Stai sereno
06. Tranne che a te
07. Departure
Francesco Ferrazzo: voci, tastiere, programmazioni, chitarre Christian Albano: batteria Sergio Rigamonti: batteria Alessandro Gallo: chitarre Marco Leo: chitarre, programmazioni Fabrizio Paggi: basso Ferdinando Mazzuca: basso Fabio Bonomi: basso Maria Lapi: cori Ilaria Pastore: cori