E' una sorta di madeleine proustiana questo Golden '70, la più recente raccolta di Franco Micalizzi, qui accompagnato dalla sua Light Symphony Orchestra (orchestra a conduzione familiare che vede Micalizzi a fianco dei figli Alessandro e Cristiano). 21 tracce che fanno fare un grande tuffo nel passato a tutti coloro che sono nati negli anni Sessanta e che hanno vissuto l'epoca d'oro del cinema italiano e della televisione.

Tra le guest stars che il compositore romano ha voluto con sè in questo lavoro Fabrizio Bosso, Edoardo Vianello che intepreta Roma parlaje tu del film Storia de' fratelli e de' cortelli, e Bruno De Filippi con il suo inconfondibile fischio per il tema di Lo chiamavano Trinità (che è stata anche la prima colonna sonora composta da Micalizzi).

Non aspettatevi, però, una compilation dei suoi pezzi più famosi, ovvero quelli per le colonne sonore di B movies quali Italia a mano armata - con quella sua intro che ha fatto il giro del mondo e che Quentin Tarantino ha voluto anche nella colonna sonora di Grindhouse - o Napoli violenta: qui troviamo certo la Trinity Suite del film interpretato dalla coppia Bud Spencer e Terence Hill. Ma le vere perle di questa raccolta sono altre: la sigla del cartone animato Lupin cantata da un'improbabile ma ironicissima Orietta Berti (improbabile perchè chi ha passato infanzia o adolescenza davanti al piccolo schermo calamitato dalle mirabolanti avventure di Lupin e soci, si ricorda anche bene Margot, il suo tallone d'Achille...) e le esecuzioni dei brani di un film strappalacrime - ma dal titolo bellissimo - quale L'ultima neve di primavera. La title track e Agostina diventano ancora più toccanti grazie alla tromba di Fabrizio Bosso che con il suo tocco magico arricchisce partiture già emozionanti. Era il 1974 e la storia del bambino biondo colpito da una rara malattia - interpretato da Renato Cestié - faceva il tutto esaurito nelle le sale cinematografiche italiane, mentre il suo tema conduttore si trovava ai vertici delle hit parade italiane e straniere. Agostina è un pezzo pienamente anni Settanta che non ha niente da invidiare a certi standard di Burt Bacarach.

Altro pezzo degno di nota il tema di Da Corleone a Brooklyn: musica che racconta, che evoca immagini, la skyline della Grande Mela e la Sicilia dei picciotti.

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