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Claudia Crabuzza

Grazia, la madre

Grazia, la madre: un album corale per un tributo in musica a Grazia Deledda. Claudia Crabuzza, una tra le interpreti più originali della scena musicale sarda, ha voluto rendere omaggio alla scrittrice Premio Nobel per la Letteratura (nel 1926) interpretando undici brani, ognuno dei quali è la trasposizione in forma-canzone di altrettanti romanzi. Il CD è inserito in un volumetto di 48 pagine, edito da Squilibri Editore, uscito ai primi di dicembre 2022 e contenente fotografie di Marianne Sin-Pfaltzer, dipinti di Narcisa Monni, scritti di Dino Manca, Neria De Giovanni, Stefano Starace e Antonello Zanda e il documentario ‘Itinerari deleddiani’ di Remo Branca, risalente al 1962 e visualizzabile tramite un QR Code nella versione restaurata della Cineteca Sarda.

Nelle opere della prolifica autrice la Sardegna si configura spesso come una terra senza tempo, un luogo archetipico in cui si recita l’eterno dramma del vivere dei suoi abitanti e delle donne in particolare. Il mondo isolano, apparentemente angusto, racchiude i semi della volontà di emancipazione dei suoi figli e delle sue figlie e diviene metafora della condizione umana, tra aneliti di fuga e un forte senso di appartenenza. Nel voler rendere omaggio alla grande scrittrice confluiscono temi e motivi cari a Claudia Crabuzza, che nella sua carriera ultraventennale ha prestato sempre grande attenzione alla questione femminile e al recupero delle proprie radici, in una costante prospettiva di confronto con altre culture. La cantautrice è stata infatti per due anni vocalist dei Tazenda, ha fondato i Chichimeca, si è aggiudicata il ‘Premio Maria Carta’ nel 2010 e ha interpretato le composizioni del poeta di Oristano in lingua catalana Pino Piras, per poi vincere con il suo disco d’esordio da solista “Com un soldat” la Targa Tenco come migliore album in dialetto nel 2016.

Con la sua lingua, il catalano di Alghero, e con la sua sensibilità Claudia si è dunque fatta frequentemente interprete di una narrazione declinata al femminile, peculiarità che ritorna, sotto l’egida autorevole di Grazia Deledda, “madre” poiché punto di riferimento per molti altri scrittori e artisti suoi conterranei, nelle canzoni di questo nuovo album. In Grazia, la madre i testi sono firmati da Stefano Starace, operatore culturale che da sempre si muove tra musica e letteratura, mentre la stessa cantautrice li ha adattati alla propria interpretazione, coadiuvata da Michele Pio Ledda per le parti in sardo. Gli amici Andrea Lubino e Fabio Manconi, ex Chichimeca, sono autori delle musiche e degli arrangiamenti, mentre il raffinato tessuto sonoro è ricamato dai pregevoli interventi di ospiti come Tony Chessa al flauto traverso, Gian Piero Carta al clarinetto, Massimo Pitzianti al bandoneon. Ottoni, percussioni e timbri tradizionali come quelli di launeddas e bouzouki, nelle mani di tanti altri pregevoli strumentisti, impreziosiscono la narrazione, mentre con la voce di Claudia dialogano quelle di numerosi vocalist, tra i quali Elisa Carta, Canio Loguercio, Massimo Donno, Mirco Menna e Caterinangela Fadda.

 

Sotto lo sguardo impassibile di un’altra Madre, la Sardegna stessa, trascorrono dunque le esistenze dei suoi abitanti – gente che non mangia, fanciulle belle e inconsapevoli, disgraziati, infelici e delinquenti… donne senza vestiti, uomini che bastonano - consumate tra drammi familiari, isolamento, desiderio di libertà e di spezzare le catene imposte dalla tradizione e dell’abitudine. Nelle canzoni, a volte, il punto di vista è proprio quello delle madri, con i cuori infranti dalla lontananza e al tempo stesso coraggiose custodi dell’ordine costituito. Altra tematica ricorrente è quella del rapporto tra uomo (o donna) e natura, a volte madre essa stessa, accogliente e consolatrice, talora matrigna.

Il brano di apertura, La vite e il grano, è un affresco di vita rurale in cui la vita è celebrata, un’autentica dichiarazione d’amore alla fatica millenaria dell’uomo che trasforma il suolo, fecondandolo con il proprio lavoro, traendone i frutti che danno sostentamento e ristoro. In La solitudine non si muove si racconta invece di un’esistenza statica, in cui ci sono giorni che valgono decenni: il paesaggio non è insensibile ai sentimenti che albergano nel cuore umano, ma anche se il platano si colora di rosso e giallo come un innamorato, ciò non basta a placare il desiderio di fuga del protagonista, che ha deciso di non affezionarsi più a nulla. Un differente dissidio interiore è quello tratteggiato in Tra me e te, storia del lacerante conflitto - la legge o l’amore - vissuto da un prete che ama una donna, mentre la figura materna è spettatrice di questo dilemma. Due solitudini (che sia la stessa a distanza di anni?) raccontate da una sola voce, quella popolare, che evoca con disincanto piccoli e grandi drammi esistenziali, sono invece al centro di Una cosa da niente: un bimbo lasciato da solo in casa e un emarginato, uno “scemo di guerra” che vive isolato in una grotta. E intrattenersi in colloqui selvaggi col vento a volte è l’unica possibilità, quando la vita non mantiene le promesse o gli ostacoli insormontabili della consuetudine impediscono la realizzazione dei sogni: così, in Visi in fondo al pozzo si racconta l’amore impossibile tra un bandito e una “signora” che possono incontrarsi solo tramite il riflesso delle proprie immagini nell’acqua. Occhi morti è infine un’invocazione per il ritorno di un figlio lontano, che ha lasciato la terra natale per sfuggire alla miseria, e qui il paesaggio notturno, freddo e ventoso, è il correlativo oggettivo delle speranze perdute.

Il dialogare delle voci femminili e maschili, l’espressività della lingua sarda, il suono struggente e nostalgico del bandoneon, la chitarra pizzicata, i molteplici timbri degli altri strumenti sono come i mille fili di una avvolgente trama sonora di estrema raffinatezza, a realizzare un arazzo vivido e suggestivo. Grazia, la madre è un lavoro intenso e raffinato, di squisita fattura, in cui le menti migliori dell’isola (e anche dal ‘continente’) si sono associate in una straordinaria sinergia musicale, letteraria ed artistica. 

foto di Piergiorgio Annicchiarico

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In dettaglio

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Squilibri Editore

Elenco delle tracce

01. La vite e il grano

02. La solitudine non si muove

03. Tra me e te

04. S’edra

05. Fra cent’anni un’altra

06. Il regno dei sogni

07. Una cosa da niente

08. Sa erentzia de sos barones

09. Visi in fondo al pozzo

10. Occhi morti

11. Filos de prata

 

Brani migliori

  1. La vite e il grano
  2. La solitudine non si muove
  3. Visi in fondo al pozzo