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Mauro Ferrarese

Half & Half

Cominciamo dalla fine…Somma Lombardo, Anno Domini, 2005. Siamo al 15 di dicembre e il pensiero è rivolto alle incombenti festività natalizie. In questo paese della provincia di Varese si tiene la prima convention di musica gospel e sul palco è presente quella meraviglia di interprete che risponde al nome di Mavis Staples. E in quell’occasione, M&M (Mavis e Mauro) si esibiscono in Will the circle be unbroken. Non so se a Mauro Ferrarese saranno tremate le ginocchia nell’avere l’opportunità di suonare insieme a un gigante come la Staples ma, certamente, quell’evento avrà rappresentato il suo regalo natalizio anticipato, uno dei momenti che il musicista milanese avrà incorniciato nel quadro dei ricordi più belli della carriera e della vita.

Mauro Ferrarse è nato nel quartiere milanese di Baggio (ma da molti anni vive in Trentino-Alto Adige) e l’ho conosciuto quando presentò il suo primo album (“Big road blues”, del 1999) che mi meravigliò per la sua carica di empatia e la sua qualità interpretativa, chitarra e voce, alla maniera dei vecchi bluesman rurali. Brani propri e brani della tradizione del blues, suonati in acustico, con una voce presente ed evocativa che arrivava, secca e decisa, a trasferire emozioni sincere agli ascoltatori. Medesima sensazione accadde nel vederlo suonare, dal vivo, sia nel teatro comunale del Quartiere degli Olmi che a Spazio Teatro 89. In quest’ultimo ambito la splendida acustica fu un supporto ulteriore per fare risaltare i passaggi musicali dettati dalle note provenienti dalla sua chitarra resofonica (strumento conosciuto anche con l’improprio nome di Dobro). Il suono derivante da questo strumento riporta direttamente ai luoghi in cui il blues è nato e si è sviluppato; un suono capace di creare atmosfere di particolare suggestione ed evocazione.

 

 

Half & half è autoprodotto - come i precedenti undici album pubblicati (senza contare le collaborazioni) - e rappresenta un altro passo da parte del suo autore sul cammino nella strada del blues. E allora proviamo ad entrarci dentro meglio a questo suo nuovo lavoro, iniziando con  Another train, brano che ha un intro movimentato dove la voce di Ferrarese entra a duettare con gli strumenti, con un incedere altalenante a ricordare il movimento del treno, il suo ondeggiare, il suo procedere, con lentezza ma con continuità. Un brano brillante che si ascolta con piacere immaginandosi negli spazi delle pianure americane, immense e piene di luce. New weary blues è un honky tonk blues, colorato dal suono della chitarra (che qui, come in tutti i brani è sempre la sua…) che lancia coriandoli di note verso il cielo su cui spicca la voce di Ferrarese, intrigante e ricca di sfumature. Il ritmo della chitarra fa immaginare fotografie degli anni ’30, con l’atmosfera di tempi lontani che, però, la musica, rende attuale. È sempre la voce di Ferrarese che si propone in apertura a Let it burn, un altro bel blues rurale che rende l’idea del percorso musicale che l’artista milanese porta avanti da oltre vent’anni. Voce roca e ben impostata a dare vita ad un brano notturno che ci trasporta in un climax sonoro ‘da vecchi tempi’. The same old question vede l’armonica fare la sua apparizione, mentre la voce e la chitarra di Ferrarese si palesano con un blues incisivo, corposo. Blues allo stato puro, ecco, blues per rinfrancare l’anima, blues per chiarire che intorno a noi “c’è il pericolo”, ma anche che il blues è un antidoto omeopatico migliore di ogni medicina per scacciare ogni paura del buio esistenziale che gira intorno a noi.

Anche Last job si apre con il suono dell’armonica, un suono che si interseca con voce e chitarra, un suono delicato ma insistente, un suono che tende a evocare atmosfere di antiche parole e di lontane immagini, sbiadite, colorate a seppia. Un bell’esercizio di abilità nel suonare il blues con una colorazione di grande impatto sonoro ed emotivo, dove l’armonica funge da sorta di pennello che spalma colori musicali di particolare incisività. È invece l’anima di Woody Guthrie quella che si palesa in I’ve got to know, scritta dall’Omero delle terre desolate della grande depressione. Un altro salto nel passato per comprendere quanto questo grande cantore popolare ci sia contemporaneo. Voce e chitarra brillante e saltellante che suona come fosse una piccola orchestra per la sua capacità di catturare l’attenzione di chi ascolta. Un brano ritagliato proprio sulle corde artistiche di Ferrarese che sa rendergli il giusto e doveroso merito. Perché con Woody non si scherza…Still walkin’ è fortemente chitarristica (ci perdoni il lettore se torniamo su questo punto, ma l’abilità di Ferrarese con la chitarra è davvero di ottima fattura…), con le note che luccicano intorno alle parole per un altro blues di vecchio stampo. New stranger blues si innesca con la voce di Ferrarese ed il suono della chitarra è martellante ed entrambe corrono, fianco a fianco, verso una meta che l’autore ed esecutore del brano ci fa palesare ipnoticamente, nella mente che segue il ritmo del brano. Tryin’ to get home e Come out the wilderness-sono due brani tradizionali; il primo proposto in maniera asciutta, con la chitarra e con la voce di Ferrarese ben impostata ed adeguata al brano con la sua profondità; il secondo è più musicale, rotondo e ricco di sfumature sonore. L’incedere è ben cadenzato e si manifesta come una sorta di sguardo verso l’orizzonte delle grandi pianure, laddove queste si uniscono alle montagne. Bel ritmo e bell’atmosfera che ci fa immaginare d’essere in un’altra dimensione ad osservare l’orizzonte. Ma poi sappiamo che è tutta immaginazione, che siamo a casa, con la cuffia che ci protegge dai rumori esterni e le suggestioni che sfumano lasciandoci la memoria di quanto abbiamo ascoltato…

E arriviamo così all’ultimo brano, M&M – Wild the circle be unbroken, brano che ci riporta all’inizio, in una sorta di loop temporale che ci rende consapevoli della bellezza della musica, nello specifico del blues e di tutte le sue sfumature. Il blues, che quando è suonato con il cuore è anche vissuto. E la differenza, tra gli artisti, si sente…Un ottimo lavoro, consigliato all’ascolto di chi ama il blues ma, soprattutto, la buona musica. Un lavoro immaginato, scritto, suonato da un’irriducibile sognatore, che però è stato capace di portare avanti il suo stile senza compromessi né ammiccamenti verso nessuno. Blues, tanto blues, solo blues. Con a fianco tanti fantasmi della tradizione… 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Mauro Ferrarese
  • Anno: 2022
  • Durata: 40:11
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Another train

02. New weary blues

03. Let it burn

04. The same old question

05. Last job

06. I’ve got to know (Woody Guthrie)

07. Still walkin’

08. New stranger blues

09. Tryin’ to get home (tradizionale)

10. Come out the wilderness- (tradizionale)

11. M&M - Will the circle be unbroken – (Ada Habershon- Charles Gabriel)

Brani migliori

Musicisti

Mauro Ferrarese: chitarra resofonica, chitarra 12 corde, banjo, voce; Max Prandi: batteria, voce (in Wilderness); Charlie Cinelli: contrabbasso; Marco Pandolfi: armonica a bocca (in Last job e The same old question); Alessandro Porro: contrabbasso (in Wilderness);Mavis Staples: voce (in Will the circle be unbroken)