Maya Mountains
Hard rock con venature
psichedeliche, si potrebbe definire il “potentissimo” prodotto di questo power
trio che arriva dal Veneto. Chitarre secche, graffianti, che non lasciano
spazio a pause di sorta, basso “cavernoso”, greve, che martella senza pietà,
batteria dal tiro inesorabile, atmosfere cupe, quasi “post-industrial”, che
uniscono la crudezza dei suoni che hanno reso famosi gruppi quali i Metallica alle suggestioni hard-rock
settantiane di Hawkwind e Motorhead.
Ritagliarsi uno spazio nel mondo
del rock duro non è impresa da poco, non fosse altro per il fatto che, a
livello planetario, le band che si dedicano a questo genere, ed alle sue decine
di classificazioni collaterali, sono nell’ordine delle decine di migliaia;
oltretutto, “bazzicando” le sale prova, si scopre che la maggiorparte dei
gruppi di età fra i 16 ed i 25/30 anni, hanno distorsori ed amplificatori “a
manetta”, e dunque la concorrenza è, se non qualitativamente, almeno
quantitativamente agguerritissima.
Con Hash and Pornography i
Maya Mountains hanno realizzato un lavoro abbastanza personale, molto
energico e qualitativamente di buon livello; hanno sicuramente dalla loro il
vantaggio di non aver scelto un suono “unico”, omologato, omogeneo, ma di aver
tratto ispirazione da fonti differenti, e questo ha permesso loro di passare
con una certa scioltezza dai riff granitici più tipici degli anni recenti, a
fraseggi sicuramente più “vintage”, così che i brani dell’album hanno
caratteristiche ed aspetti differenti; non a caso il cantato spesso rimanda ad
uno stile più prossimo al “glam-rock” degli anni ’80, Fire entrance ne è
un esempio limpidissimo, in contrasto con le sei corde, sicuramente più
“robuste”.
Brani come My TV, my sofa, my
food denotano una interessante ricerca negli arrangiamenti, basso distorto
che suona “in sincrono” con la chitarra, secondo la lezione, ormai divenuta un
“classico” nel genere, di Lemmy
Kilminster; Hope e The mudtrain sono invece decisamente
figlie dell’heavy metal dell’ultima generazione, grazie soprattutto alle
chitarre affilate e ruvide ed alla ritmica serratissima.
Una buona prova, dunque, cui far seguire sicuramente una maggiore
definizione dello stile, così da creare uno spazio proprio nel panorama più
hard della musica odierna.
01. Spring
02. Wanna know what I know?
03. Cosmic comic
04. Dead hurricane saw
05. Fire entrance
06. My TV, my sofa, my food
07. Hope
08. The pool song
09. The mudtrain
10. ‘74
Alessandro: bass, vocals
Emanuel: guitars
Marco: drums