Paolo Benvegnù
Paolo Benvegnù ha definitivamente fatto voto di vastità (cit. Alessandro Bergonzoni): Hermann, terzo LP post-Scisma, è un iceberg multistrato, un monumento a tutte le umanità possibili. Non contento di aver congegnato un monolite tanto impenetrabile e magnetico, Benvegnù nasconde ulteriormente le fattezze della sua opera spacciandola per colonna sonora di un film omonimo mai girato tratto da un (fittizio?) manoscritto firmato Fulgenzio Innocenzi. Aneddotica a parte, questo Leviatano Playing vive dei momenti-monade in cui pare quasi di sfiorare quel Mare bellissimo, quel magma di verità fondamentali che solo un’espressività devota e chirurgica sa lasciare intravedere.
Avevamo lasciato il/i Paolo Benvegnù con il live Dissolution, all'annunciata fine di un'educazione sentimentale sofferta, e ce lo aspettavamo già in mare aperto, a parlare dell'umanità intera (Hermann etimologico: L'Uomo, oppure la Lei-Uomo). Ma non è il caso: qui si fa il punto della situazione, si imbracciano i bagagli prima dell'Impresa. Per questo tornano i temi cardine del cantautore (il Giano Distruzione-Creazione, il Sogno e soprattutto l'Amore metafisico) per rilasciarli dall'incubazione intima e relazionarli a un Multiverso di possibilità, di strade in apparenza già battute (la religione-mitologia con Mosé, Maria e Andromeda, la letteratura con Sartre e Melville): Hermann funge da nuovo inizio e premessa necessaria per un'indagine sull'Uomo spogliata (finalmente) da critiche e giudizi, ma ferocemente propositiva. E grande.
Il pianeta perfetto e Moses fanno da soglia melodica, la prima dolce attestazione nel bisogno di individuare da sé la soglia tra «tempo perso e quello vissuto», l'altra apre le acque dell'Impresa, fa sfacelo del bisogno di scoperta comunemente inteso. Quella dell'Amore: qui sta la triade fondamentale Love is Talking, Andate, Ascoltate e Io ho visto, la prima definizione new wave a gambizzare l'evoluzione umana con liriche nette; la seconda respira questo nuovo Illuminismo caldo, dove ogni vita - come risuona nei colori folk del terzo brano - sappia «cantare d'amore». Ma è nel climax orchestrale di Achab in New York (forse la più grande canzone d'Amore degli ultimi anni) che troviamo il seme di una rivelazione in cui ogni catarsi è preziosa, che vede in vita, creazione e arte la quadratura di un Amore totalizzante, contrapposto all'Indifferenza del potere nichilista (il funky nervoso di Sartre Monstre), degli immaginari addomesticati (Good Morning, Mr. Monroe!, frutto maturo di indie-pop) e del meccanismo (Date Fuoco, in odore di Police). Epilogo nella visione dagli ansanti colori prog di Il mare è bellissimo, anticipazione del ritorno alle origini nel nostro dopodomani.
Di fronte a un impianto così poderoso, allo sconfinato amore che innalza tutto Hermann, si rimane ammutoliti, inizialmente persino confusi, specie se si considera che i tempi dell'urgenza poetica possano aver lasciato alcuni brani orfani di freschezza e spendibilità comunicativa. Nella sua sfaccettata innocenza, Hermann non vuol essere altro che una preghiera laica di liberazione, una lettera che consiste di due parole soltanto: siate felici.
www.paolobenvegnu.it
01. Il Pianeta Perfetto
02. Moses
03. Love Is Talking
04. Avanzate, Ascoltate
05. Io Ho Visto
06. Andromeda Maria
07. Achab In New York
08. Sartre Monstre
09. Good Morning, Mr. Monroe!
10. Date Fuoco
11. Johnnie And Jane
12. Il Mare è Bellissimo
13. L'invasore
Paolo Benvegnù: voce Andrea Franchi: batteria, chitarre, synth, pianoforte Guglielmo Ridolfo Gagliano: chitarre, synth, pianoforte Luca Baldini: basso Simon Chiappelli: crackle-box, sound-engineering Filippo Brilli: saxofoni, clarinetto basso Emanuela Agatoni: violino (13) Giulio Angori: contrabbasso (10)