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Valter Monteleone

Hill Park

Non è certamente usuale incontrare, nell’ambito del jazz, un polistrumentista che decida di realizzare un album suonando, lui solo, tutti gli strumenti necessari (nelle tre foto lo vediamo alle prese solo con alcuni…), ma in questo caso il motivo si può trovare nella necessità, quasi nell’urgenza, di esprimere sensazioni talmente personali, talmente profonde, da non poter davvero delegare, neppure l’esecuzione, ad altri che non a sé stesso.

Valter Monteleone, jazzista di lungo corso, parte da questo stato di fatto per concretizzare, nelle sei tracce di Hill Park, tutta una serie di esperienze personalissime; fatti, ma anche luoghi, sensazioni, ambienti, si rincorrono all’interno di una, ovvia quanto ben bilanciata, varietà di stili musicali che hanno come comune denominatore una estrema pulizia esecutiva, un’espressività calda, si potrebbe dire “accogliente”, che riesce a far accomodare l’ascoltatore senza mai farlo sentire un estraneo.

Prevalgono le atmosfere morbide, intime, il senso del racconto, e malgrado questa forte personalizzazione non vengono, per così dire, impartite delle direttive nell’ascolto questi racconti sono adattabili alla sensibilità di ciascuno, e ciascuno può trarne impressioni e sensazioni differenti.

Interessante, fra l’altro, notare come all’interno dello stesso brano, ad esempio Castle, convivano diversi stili, apparentemente non proprio contigui, in questo caso si passa dal jazz al pop, con una naturalezza davvero sorprendente.

L’indubbia capacità del musicista tarantino sta proprio nel riuscire a “giocare”, con i differenti stili, senza mai correre il rischio di banalizzarli, ma creando una serie di collegamenti spontanei che rendono uno stesso brano sfaccettato ma assolutamente coeso.

Hillpark, come il precedente, passa improvvisamente dalla classica ballad acustica alla bossa nova, per poi ritornare ad uno stile più melodico, senza che questi “transiti” stridano fra loro, mentre Gardens, che anch’esso contiene numerosi elementi sudamericani, evidentemente assai presenti nella personalità del musicista, in alcuni tratti, seppur lontanamente, strizza l’occhio ad una sorta di “rock progressivo”, più che altro per certe atmosfere composite, in altri si avvicina invece alla fusion.

Un lavoro sicuramente da ascoltare, perché è vero che a volte la semplicità paga, ed in questo caso il non aver voluto realizzare arrangiamenti troppo elaborati giova, e molto, all’esecuzione, che si caratterizza per la sua “leggerezza”, da non confondere con il facile ascolto, che non si trova assolutamente da queste parti.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Luca Scorny Scornavacca, Valter Monteleone
  • Anno: 2012
  • Durata: 29:13
  • Etichetta: H-Demia Classic Recording

Elenco delle tracce

01. Bossando

02. Castle

03. Hillpark

04. Gardens

05. Senliss106

06. Jumpinjazz

 

Brani migliori

  1. Castle
  2. Gardens
  3. Jumpinjazz

Musicisti

Valter Monteleone