Riccardo Maffoni
Arriva al secondo album Riccardo Maffoni, cantautore bresciano che ha esordito con “Storie
di chi vince a metà” nel 2004. Curioso
il titolo: Ho preso uno spavento.
Quale sarà lo spavento a cui si riferisce Riccardo? Forse l’aver vinto il
Festival di Sanremo Giovani 2006? Oppure l’aver toccato con mano la difficoltà
nel far fruttare quella fantastica vittoria? Chissà. Sta di fatto che il disco
presenta un’atmosfera sonora molto diversa dal suo predecessore. Se là tutto
era avvolto da tinte seppiate, che lo
rendevano bellissimo ma malinconico, “Ho preso uno spavento” appare invece fin
dai primi accordi un lavoro più sereno, dolce e soprattutto di più facile
presa.
Il brano d’apertura ha un titolo da psicanalisi,
Il mio cervello, e sembra voler esprimere il desiderio di aprirsi del nostro,
come di chi desidera voltare pagina e dare una scossa alla sua vita. Dopo la
dolcezza di Hey baby tu arriva il
primo singolo, Vorrei sapere, con
parole di Maffoni e musica di Sergio Vinci. E’ un pezzo dotato di un certo
appeal radiofonico, vestito alla maniera di oggi, non un capolavoro ma
senz’altro una bella canzone. La voce di Riccardo è sempre al top, e la canzone
appare molto immediata. Jenny è
rivestita da un’atmosfera che ben si
addice alla trama della storia che avvolge la protagonista. La quinta traccia, Sono sempre in pista, è la dichiarazione
di intenti del nuovo Maffoni, che dopo il successo sanremese ha vissuto alcuni
momenti faticosi. Ma lui c’è sempre, caparbio e determinato come non mai, e
grida con forza «sono sempre in pista, questa è la mia risposta». La canzone
che segue, Lo chiamano Charlie Brown, è invece l’anello che congiunge al primo
album, per l’atmosfera introspettiva e ombrosa e per il testo nel quale
ritornano le frasi visionarie tipiche degli esordi. E’ tra le canzoni più belle
dell’album. Tutto o niente è un
classic rock, alla Vasco per intenderci. Il testo riflette lo stato d’animo del
Maffoni di oggi: secco, immediato e diretto. Poi sono solo chitarre e rock ‘n’
roll. Tornare a casa sconta forse un lirismo vagamente retorico ma è un
brano molto profondo («e sentirsi come un bambino che non smette di giocare») e
presenta un giro melodico notevole e di classe, la cui intensità e delicatezza
testimoniano tutto il talento di Maffoni.
Arriviamo così alla canzone che dà il titolo al
disco, Ho preso uno spavento, che
riporta tutto al rock e ai suoi strumenti: chitarre, basso, batteria e organo
avvolgente. Siamo qui è un’altra
bella canzone, con un ottimo testo: «siamo qui a chiedere se davvero è così, a
credere che davvero è così». E’ la storia di un amore che finisce ma è una
grande canzone di speranza e di serenità, che racconta di “quanta vita c’è” anche
in una storia che si chiude. Il disco termina
con un invito alla gioia, e pare voler esprimere l’entusiasmo di
Riccardo Maffoni, ora più che mai deciso a riprendere le redini della sua
avventura musicale e di presentarsi, su e giù dai palchi italiani, con un volto
nuovo, meno imbronciato e più sorridente. Felice
sarò è il brano perfetta per chiudere questo disco, che vuole prima di
tutto raccontare la gran voglia di ripartire del suo autore senza farsi troppe
“menate”: «ho troppa voglia di andare, andarmene con chi non mi ha mai detto
si, e felice sarò anche se non ti avrò».
01. Il mio cervello
02. Hey baby tu
03. Vorrei sapere
04. Jenny
05. Sono sempre in pista
06. Lo chiamano Charlie Browne
07. Tutto o niente
08. Tornare a casa
09. Ho preso uno spavento
10. Siamo qui
11. Felice sarò
Riccardo Maffoni: voce, chitarre
Max Zaccaro: basso
Francesco Corvino: batterie
Marco Guarnerio: chitarre, tastiere e
programmazione
Luca Verde: chitarre