Il progetto Human Touch ruota intorno al leader e principale autore Stefano Rocchi che, sotto questa sigla, ha pubblicato l’omonimo esordio composto da nove tracce inedite e One small day, rivisitazione di un brano degli Ultravox, tutte rigorosamente in Inglese. La formazione del gruppo è completata da “Lolo” Casucci e “Frasca” Frascadore. Leggendo con attenzione le note di copertina non sfugge la particolarità che il direttore artistico di questo progetto è il cantautore Massimo Priviero, ospite alla voce anche nella già citata One small day. Al progetto partecipano anche alcuni musicisti dell’ entourage di Priviero: Onofrio La Viola (tastiere), Alex Cambise (chitarre, basso, drum programming), Lisa “Liz” Petti (voce) ed il fonico Paolo Siconolfi, qui anche nelle vesti di autore per quanto riguarda la supervisione della traduzione dei testi in inglese. Chi si aspetta il tipico “Priviero sound” si sbaglia di grosso. Ci troviamo di fronte ad un prodotto che sembra arrivare con la macchina del tempo dagli anni 80, fortemente contaminato da gruppi come i citati Ultravox, Human League, Aztec Camera ma anche da certe atmosfere Pop anni ’80, alla Prefab Sprout ultima maniera, quelli meno commerciali e più attenti ai suoni. Le peculiarità di questo lavoro lo rendono di largo respiro, più adatto al mercato internazionale che italiano, ma comunque interessante e soddisfacente esclusivamente per gli appassionati di questo genere che, all’epoca come oggi, rischia di apparire troppo “forzatamente” radiofonico. I richiami stilistici e le contaminazioni sono così palesi che lasciano in questo caso poco spazio agli spunti e alle idee degli Human Touch, ma se il loro intento è quello di omaggiare un periodo storico ed un genere da loro rimpianto, da questo punto di vista il loro obiettivo è raggiunto.

Altri articoli di Stefano Tognoni

Race Against Destiny