N.A.N.O.
L’amore malvagio, un amore violato e dissacrato in un altro abbraccio che strappa ogni legame precedente con violenza, ma ha il sapore della libertà, un amore affamato da quel distacco, a cui si teme di non poter sopravvivere o a cui si reagisce rifugiandosi in un’ironia malinconica, un amore cattivo, che riceve e fa del male. Ma anche un amore che sogna lunghe estati e promette riparo, pur nella consapevolezza dell’incombere di un fantasma di sconfitta, o un amore che sceglie la morte per difendere la vita dell’amata. Sono queste le declinazioni del tema nei Racconti del secondo album di Emanuele Lapiana (ex C|O|D, ora solista sotto lo pseudonimo di N.A.N.O.), ballate dolorose in cui i suoni gocciolano dolenti come lacrime e riecheggiano febbricitanti nel vuoto delle solitudini.
E su quel vuoto danzano, in una buona e volutamente straniante varietà di voci strumentali, leggere e cupe trame di chitarre acustiche dolci e desolate (che talvolta prendono non sempre gradevoli cadenze latine), solenni e mesti suoni orchestrali, note di piano distanti e drammatiche, che nelle loro lente parabole incidono brividi nella pelle, mentre le distorsioni, ringhiando, si contorcono e aggrovigliano, dense di pathos morboso, tra i pensieri. Non mancano anche ritmiche perentorie, che risuonano con appeal a volte fin troppo pop, oppure con un’ambigua, morbida tenerezza quasi r’n’b. Qui e lì gli equilibrismi dei vari strumenti tendono il loro filo su piccoli suoni atmosferici, ora siderali, ora cieli liquidi elettronici, attraversati da lampi.
I racconti di N.A.N.O. guardano anche ai mali del sociale, nella mitografia surreale e sarcastica dell’electro-pop anni ’80 de Lo squalozecca, duetto con Federico Fiumani, oppure in Io accuso, breve grido dai suoni potenti e bui e dal cantato-parlato incalzante, che si volge contro l’incoerenza dei sessantottini, pasolinianamente identificati come figli di papà e finti incendiari, diventati poi pompieri democristiani, revisionisti e reticenti.
Valore aggiunto del lavoro sono le collaborazioni: oltre a Fiumani, c’è Max Collini (Offlaga Disco Pax) nell’inquietante Testacoda voce, traffico e neve, e nella spettrale Il nuovo me, risentito annuncio di presunte, algide perfezioni, acquisite contro i rimproveri dell’amore perduto. Completano la lista delle voci ospiti Pacifico, che nella malinconica Y appare perfettamente ed elegantemente a suo agio nella metrica distesa di Lapiana (a rivelarsene uno dei chiari numi tutelari?) e Sara Mazo, ex Scisma, a spandere il suo cantato sospiroso e magnetico ne Il buio, in Brainstormo e nei cori di E.m.i..
L’album si chiude con il funerale dell’amore malvagio, La città, marcia di percussioni, basso sinusoidale e risonanze irreali di vocoder, con tanto di litanie tragico-ironiche.
Lo stile di N.A.N.O. appare delicato e spietato, così come il dolore dell’amore malvagio inocula nelle vene una tristezza crepuscolare e infligge staffilate atroci nella carne; il secondo disco dell’artista trentino ne conferma l’originalità in ballate insieme vellutate e spigolose.
01. Y
02. Il buio/Testacoda
03. Cuoricino
04. Cohen
05. Lo Squalozecca
06. Io accuso
07. Brainstormo
08. E.m.i.
09. Il nuovo me
10. Close
11. 54G
12. La città
Fabrizio Casali: basso in 01, 07 e 11, coro in 08 Marco Gardini: chitarre acustiche in 01, 07, 10 e 11, chitarre bovie e acustiche in 05, chitarre atmosferiche e clap in 10, slide distorte in 11 Davide Dalpiaz: chitarra acustica (tonica) in 01, arrangiamento e direzione dell’orchestra Gerardo Gambin: batteria in 01, 06, 08, coro in 08 Pacifico: stupendume in 01 Sara Mazo: voce in 02 e 07, coro in 08 Johnny Mox: beatbox e sussurri in 02 Dennis Pisetta: chitarre acustiche in 02 e 03, mandolino distorto in 02, mandolini, mandole e oud in 03, armonica in 04, piano e chitarre slide in 11 Daniela Savoldi: violoncello in 02 Sara Giovinazzi: voce Spaccanapoli e tamburello in 03 Marco Tagliola: omnichord in 03, chitarra pitch e tremolo in 04, basso sinusoidale in 12 Stefano Pisetta: pianoforte, ottoni, fiati digitali, arpa, glockenspiel, percussioni in 04, batteria in 07, 11 e 12, percussioni in 12 Daniele Bezzi: oboe in 04 Flavio Pulecchi: clarinetto in 04 Diego: tromba, corno in 04 Federico Fiumani: voce in 05 Davide Pola Tamanini: basso in 05, 08 Max Collini: voce in 02 e 09 Sara Picone: coro parte parlata in 07 Giovanni Ferrario: pianofortepiano, mellotron e chitarre in 08, chitarre soniche in 11 Luca Tacconi: coro in 08