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Mauro Ottolini

I separatisti bassi

Attingendo a piene mani dal generoso serbatoio friulano, con cui lui, vicentino, collabora fittamente, Mauro Ottolini ha messo in piedi questo singolare organico che vagheggiava da tempo: un tentetto pressoché di soli strumenti gravi, il cui nome, Separatisti Bassi, non fa che rinforzare l’immagine di questo singolare, rotondo folletto, che dell’ironia, del gusto per il divertissement, ha fatto uno dei suoi credo. Il disco ingloba, frulla insieme, materiali alquanto eterogenei, peraltro ricondotti a una poetica del tutto coerente e riconoscibile. Vi sono pezzi di Ottolini, naturalmente, e dei suoi uomini, ma – un po’ a sorpresa, onestamente – anche i sei (esattamente centenari: 1911) Studietti per pianoforte Op. 19 di Arnold Schönberg, aperti ovviamente all’apporto non del solo strumento preposto, e ancora quel Pink Elephant on Parade che le note di copertina assegnano a Henry Mancini e al soundtrack del “Dumbo” disneyano, il quale, però, si deve a Churchill, Wallace e Washington (del resto il film è del 1941, quando Mancini era non più che diciassettenne…).

Sia quel che sia, il disco è bellissimo. Parte corporeo, esuberante (come sarà per più versi il seguito) con Paesi bassi, primo dei sette brani (uno in comproprietà) di Ottolini, per ripiegarsi nel più concettuale-atmosferico Low Orbits (di Maier), tornare rigoglioso (e anche piuttosto intricato) in Bassi, fondi, e snocciolare quindi i sei frammenti schönberghiani (neanche otto minuti in tutto), onestamente non fra i vertici del lavoro. Vertici che coincidono invece, a seguire, col felicemente articolato (sul piano sia timbrico che atmosferico e squisitamente dinamico) Pernice fresca (di Succi) e nella quaterna finale, aperta dalla brevissima title-track, per proseguire col ben più ampio Let’s Have Another One (di D’Agaro), della cui rotonda opulenza è emblematico il solo plunger del trombone (ma c’è anche l’appuntito ottavino di De Mattia), col citato, gioioso Pink Elephant on Parade, per chiudere con un roboante tuttinpista finale.

Il cd include infine una breve traccia video intitolata Break e firmata da Alberto Fasulo e da quel Flavio Massarutto che è poi l’organizzatore del concerto (20 marzo 2010, Teatro Arrigoni di S. Vito al Tagliamento) da cui il disco è tratto. Basato su primissimi piani dei musicisti prima di un collettivo finale, il cortometraggio è stato inserito tra i migliori dieci dell’anno dall’americana Jazz Journalists Association. Niente male davvero. 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Stefano Amerio & Mauro Ottolini 
  • Anno: 2011
  • Durata: 56:04
  • Etichetta: Artesuono

Elenco delle tracce

01. Paesi Bassi

02. Low Orbits

03. Bassi, fondi

04. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 1

05. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 2

06. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 3

07. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 4

08. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 5

09. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 6

10. Brass Separatist in Hat

11. Luigi IX’s Funeral

12. Pernice fresca

13. Basso mosso con Brie

14. I Separatisti Bassi

15. Let’s Have Another One

16. Pink Elephant on Parade

17. Paesi Bassi “Low Band Final Cluster”

 

Brani migliori

  1. Pernice fresca
  2. Let’s Have Another One
  3. Pink Elephant on Parade

Musicisti

Mauro Ottolini: trombone, tromba bassa, sousaphone Achille Succi: clarinetto basso
Massimo De Mattia: flauti, ottavino
Daniele D’Agaro: sax baritono
David Brutti: sassofoni baritono, basso e contrabbasso
Gianni Massarutto: armonica bassa
Franz Bazzani: pianoforte, invenzioni Vincenzo Vasi: theremin, elettronica, strumenti-giocattolo, voce
Giovanni Maier: contrabbasso
Mirko Sabattini: batteria