Quando una carriera comincia sotto il segno di un successo-manifesto come
Comprami, è alquanto difficile poi scrollarselo di dosso e dimostrare che si può cantare o, meglio, essere anche altro. È ciò che è successo a Virginia Minnetti, in arte Viola Valentino, allorché da splendida indossatrice si è ritrovata catapultata direttamente in cima alla Hit Parade con uno dei tormentoni di quell’estate ’79. Consacrata a icona di una generazione, Viola ha cercato durante la sua trentennale carriera di andare oltre, di crescere artisticamente, di non fermarsi al glorioso passato. Questo cammino di purificazione è cominciato già da quindici anni fa con l’album
Esisto (1994), fino all’ultimo singolo
Barbiturici nel the (2006) firmato da Bruno Lauzi. Ma il “popolo sovrano”, troppe volte, fa fatica ad accettare i cambiamenti, preferisce fermarsi alla superficie senza scavare a fondo. Viola Valentino è ora tornata con
I tacchi di Giada, un cd-ep contenente sei canzoni che lei interpreta con grande sensibilità e partecipazione; non poteva essere altrimenti visto che due di queste parlano di violenza sulle donne. Storie che Viola ha ascoltato personalmente da ragazze conosciute durante i suoi concerti e che ha deciso di mettere in musica grazie ad autori come Francesco Altobelli (
I tacchi di Giada) e la coppia Angelosanti-Morettini (
Daisy). Più leggere
Dimenticare mai, singolo di lancio del disco,
Miraggio e a chiusura
Che caldo fa; a completare una cover di Rita Pavone,
Che m’importa del mondo, al posto del quale, magari, sarebbe piaciuto di più un altro inedito. La Valentino, neo Ambasciatrice dei Diritti Umani, senza virtuosismi e note urlate ma con una voce nel pieno della sua maturità di donna, offre un buon lavoro impegnato (ma non troppo) e che getta una nuova luce-traettoria sul suo percorso di artista.
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