Tunatones
La musica è fatta, non solo, ma anche, di numerosi “ricorsi storici”, ed a ricordarcelo sono i periodici, ma continui, ritorni di fiamma per i decenni passati, che lungi dall’essere archiviati, ciclicamente attirano l’attenzione dei musicisti oggi in attività.
Si era iniziato, anni fa, con la riscoperta degli anni ’60, che nel tempo era passata da recupero filologico a vero e proprio fenomeno di costume, con ampi (ed alla lunga francamente eccessivi passaggi televisivi); poi fu la volta degli anni ’70, che ancora oggi ispirano più di una band, degli anni ’80, le cui sonorità spesso fanno capolino in produzioni odierne, e persino degli anni ’90, che pur essendo i più recenti non cessano di trovare epigoni.
I Tunatones fanno ancora un passetto indietro, si posizionano a cavallo fra gli anni ’50 ed i primi anni ’60, con questo loro I Tunas!, dischetto frizzante, allegro, che si avvicina sino a sfiorare il rockabilly ma non ne assume appieno le caratteristiche più “travolgenti”, preferendo sonorità più morbide, più rotonde, meno “sgangherate”.
Si colgono anche, in diversi brani, riferimenti non proprio velati alle colonne sonore di certe spy story o di qualche cowboy movie dell’epoca, a dimostrazione del fatto che la musica delle colonne sonore sta attraversando un periodo di grande revival, fornendo idee a numerose band, che le rielaborano con piglio attuale e per nulla “celebrativo”.
Il trio, peraltro, non disdegna di omaggiare un grande dei “sixties” quale George Harrison: la rilettura di Taxman, che qui assume il titolo di Homage to George Harrison, e contiene anche estratti dixieland di Here comes the sun e My sweet Lord, oltre ad essere piacevolissima, è di gran gusto, perché pur nella diversità degli stili non sminuisce, anzi, valorizza, i brani originali…
Affermare che la band sia “a cavallo” fra due epoche, da un po’ l’idea che su quella immaginaria onda scorrano quelle note che, a tratti, si allontanano come detto dal versante rock per approdare a quello, ovviamente, surf.
Ed è in questo continuo andirivieni all’interno del quale alcuni passaggi dichiaratamente country fanno quasi da “collante”, come ad offrire un pezzo di terra dove planare, che i Tunatones riescono ad esprimere al meglio le loro caratteristiche, dal vivo potenzialmente esplosive, anche sulle tracce in studio.
Chitarre spumeggianti, contrabbasso e batteria che guidano in modo impeccabile e, per usare un termine “vintage”… “menano le danze”.
Si balla, certo, eccome se si balla, con l’impressione di fare un salto indietro nel tempo, ma senza la sensazione di “aver tolto la polvere” a vecchi e rugginosi strumenti; qui tutto esprime brillantezza, e le atmosfere retrò, Party by the pool, o anche Mafia e sti cazzi non sono affatto un segnale di “vecchio”, ma trasmettono una sana e coinvolgente allegria; e l’alternanza fra brani strumentali e brani cantati dimostra che i tre musicisti padroneggiano la materia con sicurezza e creatività.
01. Cleopatra
02. Bam bam
03. Homage to George Harrison
04. Homeless omelette
05. Party by the pool
06. Wild pony
07. Mafia e sti cazzi
08. Letter of love
09. Oopsamba
10. The chase
11. Shall we dance
Alessandro Arcuri: upright bass,vocals, whistle Alberto Stocco: drums, backing vocals Mike 3rd: guitars, vocals