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Teo Ho

Il campo del vasaio

Un impressionista della strada, dalla quale attinge la linfa ispiratrice per tradurre l’osservazione in scrittura che stimoli chicche riflessive. Una delle prerogative che si prefigge da sempre il friulano Teo Ho (Matteo Bosco), prima con I gatti di Lenin del 2017 ed ora con Il campo del vasaio, sotto l’egida della confermata etichetta ferrarese New Model Label. Parliamo di uno storyteller che esula dall’omologazione e poco incline al compromesso, legato molto all’espressione poetica di De Gregori e a Dylan per la proprietà transitiva e musicale, con un processo creativo emblematicamente approcciante alla vita, all’anelito di comunicare per cambiare, indicare, proporre, come pure dedito all’ascolto della gente che si ferma sul ciglio del marciapiede per “spiare” la sua arte catalizzante.

Il campo del vasaio fornisce sei storie dalla durata infrequente per il cantautorato: si va dai cinque agli otto minuti, effigiati di narrazione confidenziale, metaforica, ironizzante e (perché no?) d’inventiva colloquiale, il cui titolo ambisce a stanare, per osmosi, le sepolture dell’anima e lapidari segreti. Però, la traccia che schiude l’album, 15 minuti prima e dopo verte sul ricordo di Giulio Regeni con aspetti di folk-ballad americana, in cui l’armonica ondeggia con un bel piglio decorativo in tutto l’itinerario dell’opera. Con I conti che ritornano e 116° sogno Teo caldeggia l’acustica della sua chitarra, mescolando canto e spoken-word. In questo modo, racconto e proclama si fondono con garbo senza tediare con solita retorica. Invece, l’inizio dondolante di Biancaneve rovente fa scattare, per un attimo, il ricordo di “Per brevità chiamato artista” ma sa sganciarsi presto dal Principe-poeta con “strampalata” cadenza narrativa riuscendo, globalmente, a convincere anche ipotetici scettici che qui, la materia trattata, non sa di inflazionata espressione. Infine, riempie di 22 presenze il finale dell’album con altri echi di west-coast.

Coadiuvato dall’appoggio di Matteo Dainese (noto come: Il Cane), la sestina di Il campo del vasaio non fa che confermare quanto il cantautorato alternativo possa rinsavire la scrittura autorale con un linguaggio poco allineato, allergico alla massificazione e che sa trasmigrare “indicazioni” veraci, anche rendendo più difficoltosa la cattura dei significati. L’intento di Teo Ho è molto chiaro: quello di colpire al cuore delle persone con un verso, un significato recondito, con l’orecchio sempre attento all’interpretazione che può dare il singolo in strada, poiché sa che da lì sgorga tutta l’autenticità di cui ogni artista dovrebbe nutrirsi per completare il processo di  purificazione dell’onesta intellettiva.

 

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In dettaglio

  • Anno: 2019
  • Durata: 36:19
  • Etichetta: New Model Label

Elenco delle tracce

01. 15 minuti prima e dopo
02. I conti che ritornano
03. 116° sogno
04. L’operaio, il poeta siriano, il caporale innamorato
05. Biancaneve rovente
06. 22 presenze

Brani migliori

  1. 116° sogno
  2. 15 minuti prima e dopo
  3. Biancaneve rovente

Musicisti

Teo Ho: chitarra, armonica, percussioni - Matteo Dainese : arrangiamenti, recordings