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Stefano Agnini

Il cerchio medianico

Chiunque segua la musica prog italiana (di nuova generazione per intenderci) non può sicuramente non conoscere il tastierista Stefano Agnini.  Nel 2007 troviamo Agnini nella formazione iniziale del gruppo rock progressivo genovese La Coscienza di Zeno di cui ricordiamo l’uscita nel 2011 del loro omonimo primo album (indicato dalla stampa come uno dei migliori esordi dell'anno), nel 2013 Sensitività e nel 2015 dell’album La notte anche di giorno.

Dallo stimolante incontro tra Agnini e Fabio Zuffanti (http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/amore-onirico-ep/) nasce il gruppo La Curva di Lesmo, gruppo che deve il suo nome alla prima storia a fumetti, uscita del 1965, in cui appare per la prima volta il personaggio di Valentina di Guido Crepax. Nel 2016 il gruppo stampa il loro disco omonimo. Ed eccoci arrivati al 2017. Il compositore e tastierista genovese ci presenta il suo primo disco solista, con curatissimo packaging e per gli appassionati anche in edizione limitata in audiocassetta: Il cerchio medianico (un'opera prop).

Sul significato del termine prop ci torneremo poco più avanti. Diciamo subito che, pur essendo un disco solista, il nostro in questa sua avventura è davvero ben accompagnato. L’album è, infatti, arricchito dalla nutrita presenza d’interpreti di spicco quali: Stefano “Lupo” Galifi e Boris Savoldelli (rispettivamente fiati e vocalist del Museo Rosenbach, Martin Grice (Delirium, Z-Band), Matteo Nahum (Höstsonaten), Luca Scherani e Melissa Del Lucchese (La Coscienza di Zeno), Daniele Sollo, Andrea Orlando, Marco Callegari e last but not least Fabio Zuffanti.

Veniamo ora al prop. C’è da dire che da parecchio oramai gli stili musicali si accostano, s’intrecciano, si fondono per cercare di dare vita a un “qualcosa di nuovo”. Il prog e il pop sono due degli stili che in più di un’occasione si sono fusi e anche influenzati tra loro (ergo prog + pop = prop). Questo disco ne è indubbiamente la perfetta sintesi e lo dimostra con la commistione dell’apparente immediatezza (e mai scontatezza!) del pop e la particolare (quasi maniacale) cura degli arrangiamenti di tipica matrice prog.

Con questo album Agnini va decisamente oltre al momento storico fatto da singoli “usa e getta”, da bulimia da streaming e ci mette tra le mani, proprio contro le mode del momento, un vero e proprio concept album i cui brani ruotano intorno al tema del viaggio post mortem. Nell’album possiamo riscontrare una sapiente mescolanza di generi che vanno dal Canterbury sound in stile Caravan tanto per rendere l’idea (Canzone delle cose vietate) al jazz-rock passando attraverso la canzone d’autore (Canzone del cantautore), il classico sound prog italiano (come nel caso di Morte e distruzione e Un attimo di vita), e lo spoken word di Arrivo dello spirito guida. In chiusura troviamo la zappiana Enoizudortni.

Un album che senza paure di smentite possiamo definire davvero particolare. Un disco ben suonato e cosa di non poco conto anche ben registrato. In estrema sintesi: un disco certamente da ascoltare.

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Stefano Agnini
  • Anno: 2017
  • Durata: 48:19
  • Etichetta: Ams Records

Elenco delle tracce

01. Introduzione
02. Un attimo di vita
03. Canzone della bambina senza testa
04. Canzone delle colpe
05. Arrivo dello spirito guida
06. Canzone delle cose vietate
07. Canzone della realtà disidratata
08. Canzone del cantautore
09. Canzone della fanciulla di paglia
10. Morte e distruzione
11. Canzone delle poche cose
12. Enoizudortni

Brani migliori

  1. Canzone delle cose vietate
  2. Canzone del cantautore
  3. Morte e distruzione

Musicisti

Stefano Agnini: tastiere, elaborazione elettronica - Matteo Nahum: chitarre - Daniele Sollo: basso - Fabio Zuffanti: basso - Andrea Orlando: batteria - Melissa Del Lucchese: violoncello - Martin Grice: sassofoni - Marco Callegari: tromba - Luca Scherani: fisarmonica