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Ilaria Pastore

Il faro la tempesta la quiete

Presentare un nuovo album attraverso un ascolto collettivo, offrendo ad ogni presente una cuffia wireless, è un po’ come recuperare il passato e filtrarlo attraverso le esperienze presenti. trenta, quarant’anni fa, chi acquistava a prezzo di qualche sacrificio un disco nuovo, chiamava gli amici nella propria cameretta, poneva il vinile sul giradischi e, mentre la copertina con immagini, testi, informazioni varie passava di mano in mano, si consumava una sorta di rito, una condivisione in cui tutti, di fronte alla medesima fonte sonora, potevano liberamente esprimere le proprie opinioni, sensazioni, emozioni.

Ilaria Pastore, in occasione dell’uscita del suo nuovo lavoro Il faro la tempesta la quiete, ha organizzato una sorta di ascolto di gruppo in contemporanea 2.0, radunando le persone in un luogo accogliente, dotandole, come detto, di cuffie wireless e, probabilmente con suo grande divertimento mescolato all’emozione del momento, mentre i brani si susseguivano uno dopo l’altro ha osservato le reazioni dei presenti, le espressioni dei visi, ma anche il modo di porsi, fisicamente, di fronte ad un qualcosa di nuovo, di mai ascoltato.

Titolo quanto mai sintomatico, che riflette e sintetizza le nove tracce contenute nel cd: come affermato dalla stessa autrice, questo album mette a nudo l’artista, espone non solo i sentimenti, ma anche le contraddizioni, i dubbi, le difficoltà e le incapacità di affrontarle, soprattutto quando mettono in dubbio certezze più o meno consolidate. Malgrado un approccio fondamentalmente acustico Ilaria Pastore ha scelto di “lavorare” il suono, di andare oltre lo stilema del cantautorato classico, di portare l’aspetto musicale al medesimo livello di quello espressivo: il suono alla pari con la parola, perché la sensazione si riesce ad raccontare meglio quando l’arrangiamento musicale si muove in parallelo con i concetti espressi dai testi.

Resta comunque in primo piano la chitarra acustica, strumento prediletto, quasi un’estensione della voce per la cantautrice milanese di origine pugliese, che la pone al centro degli schemi musicali dell’album, ed attorno ad essa fa “ruotare” gli altri strumenti. Il faro, ovvero il punto di riferimento preciso; la tempesta, cioè la vita con tutte le sue “ondate”; la quiete, quel momento in cui si riesce, finalmente, a tirare il fiato, a concedersi un momento di pausa, in cui raccogliere le idee, rilassare le membra, svuotare la mente. Otto brani in cui Ilaria Pastore espone se stessa; uno, l’ultimo, in cui osserva, da fuori, il medesimo processo vissuto da un altro soggetto. Non certo uno sdoppiamento ma, indubbiamente, un’analisi affrontata da lati ed angolazioni differenti. Il tutto con una levità sonora che alleggerisce, non poco, la difficoltà di affrontare un’autoanalisi così profonda e, per certi versi, impietosa.

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ilaria Pastore, Gipo Gurrado
  • Anno: 2016
  • Durata: 37:42
  • Etichetta: Tiktalik/Rollover Production/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Ricordi migliori
02. Jole
03. Buio pesto
04. Tu sbufferai
05. Polaroid
06. Compro oro
07. Il dubbio
08. Va tutto bene
09. Decifrato

 

 

Brani migliori

  1. Jole
  2. Polaroid
  3. Decifrato

Musicisti

Ilaria Pastore: voce, chitarra  -  Gipo Gurrado: chitarre, programmino  -  Lucio Enrico Fasino: basso  -  Enrico Santangelo: batteria  -  Mell Morcone: pianoforte  -  Floriano Bocchino: piano elettrico  -  Saverio Gliozzi: violoncello  -  Marco Fior: tromba  -  Khora Quartet: quartetto d'archi