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Matteo Passante e la Malorchestra

Il grande stupore

Nell’immaginario di chiunque ascolti musica il termine cantautore ha assunto, lungo gli anni ed in base ai periodi storici, connotazioni differenti: di volta in volta è stato colui che ha raccontato gli “ultimi”, si è occupato di vicende nascoste o comunque poco note, si è fatto comunicatore di situazioni disagiate oppure megafono della protesta o ancora analizzatore dei rapporti umani, ha scandagliato di converso il proprio io, quasi in una sorta di ipotetica seduta psicanalitica. Il cantautore ha gettato, di volta in volta, uno sguardo al di fuori di sé, oppure ha guardato dentro di sé, cercando in modo più o meno approfondito di cogliere dettagli, di scostare pieghe, di diradare ombre. Il minimo comun denominatore, però, sia nel momento in cui ha utilizzato descrizioni dirette e realistiche, sia quando si è servito di metafore, frasi ellittiche, iperboli, allegorie, dando fondo quindi alle proprie conoscenze linguistiche e servendosi, in maniera costruttiva, ed in un certo senso didattica, delle figure retoriche, rimane uno ed uno solo: la narrazione. Il cantautore racconta delle storie e quindi deve avere alcune caratteristiche che gli permettano di far cogliere, o per lo meno di suggerire, all’ascoltatore, uno o più significati oppure, quando non voglia essere così diretto, dotarlo di strumenti tali da poter effettuare questa ricerca durante l’ascolto.

Il grande stupore contiene una collezione di narrazioni, una serie di fotografie della realtà filtrate attraverso l’esperienza, attraverso le quali Matteo Passante, insieme alla sua Malorchestra, mette a nudo se stesso ma, contemporaneamente, invita l’ascoltatore a fare lo stesso, in una sorta di scambio fra autoanalisi ed analisi per cui un evento, vissuto direttamente, può divenire una sorta di stimolo ad effettuare un percorso parallelo da parte di chi quell’evento non lo ha vissuto ma, in tutto, in parte, o in senso mediato, ci si può riconoscere.

Il tutto attraverso undici tracce che, contrariamente a quanto comunemente ci si può attendere, si allontanano dai clichè più “soliti”: si va da accenni di pop fino a sfiorare la dub, e comunque ci si muove attraverso sonorità decisamente attuali, distanti dallo stereotipo del cantautore “chitarra e voce” che, probabilmente, è ormai un retaggio per così dire “antico”, più un ricordo che un qualcosa di realmente ancora presente nel panorama musicale.

I tempi cambiano, le realtà si trasformano, ma il cantautore deve mantenere la capacità di leggerle, di estrapolare idee, di proporre chiavi di lettura o anche semplicemente stimoli da elaborare; la sua forza, ed in questo caso la forza di Matteo Passante, si esprime nel saper trovare, assorbire e raccontare storie, storie di oggi, realistiche o surreali che siano, e questo perché se è vero che muta la realtà intorno a noi, è altrettanto vero che le vicende umane, scremate dagli “accessori” dell’epoca, tecnologia, oggetti, apparenze, “cose”, non sono differenti da quelle di dieci, cinquanta, cento anni fa: sono rapporti umani, sentimenti, gioie, dolori, slanci e rinunce. Il cantautore arriva al nocciolo, di questi avvenimenti, li “ripulisce” da tutto ciò che non è sostanza e li racconta, “nudi e crudi”, nei loro tratti essenziali, senza offrire una morale o suggerirne significati: è l’ascoltatore che, se vuole, affronterà questo percorso.


 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Lele Battista, Malorchestra, Marco Vismara, Enrico Tronci
  • Anno: 2017
  • Durata: 40:54
  • Etichetta: Dodicilune

Elenco delle tracce

01. Il museo dei disamori
02. Eri la lusinga
03. 1958 (feat. Ashraff 30)
04. Dichiarerò per sempre
05. Endrigo e le bolle a mano
06. L’amore è dei miopi
07. Parlarsi addosso
08. Milano e nuvole
09. Noi uomini
10. Crepe
11. Pirati stanchi

Brani migliori

  1. Endrigo e le bolle a mano
  2. Milano e nuvole
  3. Crepe

Musicisti

Matteo Passante: voce  -  Marco Vismara: chitarre, clarinetto, ukulele, synth  -  Diego Scilla: pianoforte, tastiere  -  Luca Moroni: basso, contrabbasso  -  Raffaele Pellino: batteria, percussioni  -  Adriana Ester Gallo: violino, viola  -  Daniela Savoldi: violoncello  -  Lele Battista: tastiere  -  Helena Hellwig: cori  -  Alessandra Finocchiaro: cori  -  Giancarlo Pagliara: fisarmonica  -  Ashraff 30: voce  -  Marcello Mastroianni: voce