Un disco d'esordio a lungo atteso e finalmente arrivato. La prima fatica di
Valerio Manni raccoglie canzoni scritte in un arco di tempo di quasi tre anni, tra cui
Tanto è lo stesso, in collaborazione con
Johnson Righeira, dove il funk più elegante si unisce a una sonorità da disco anni Ottanta dal sapore vagamente rétro.
Passando al materiale più recente, si nota subito il nuovo singolo
Voglio andare a Bali, che dietro una maschera estiva e sorridente presenta il lato critico, a tratti caustico del suo autore: «alla gente non importa se fai arte oppure moda, se tu esisti o non esisti, se sei Morgan o Battisti», dice l'inizio del brano, che racconta della ricerca di una fuga dall'alienazione del mondo di ogni giorno, fatto di ipocrisia e perbenismo.
Le suggestioni esotiche ritornano qua e là nel disco: davvero molto gradevole
Se fossi stato, una riflessione introspettiva che ha il pregio di mettere in luce le doti del Manni musicista, con i suoi eleganti fraseggi di chitarra.
Ciò che colpisce, fin dal primo ascolto è la grande bravura dell'artista nel saper giocare con linguaggi e fraseggi, così che ogni brano presenta caratteristiche singolari: si passa da una piacevole bossa nova come
Sto comprando tutto al tono cantautorale di
Marco, dal sound melodico di
È così che va al funk furioso di
Per non più soffrire.
Tutti i brani sono però accomunnati dallo spirito critico e anticonformista di Manni, che in quaranta minuti si scaglia contro tutto e tutti senza peli sulla lingua e forse mettendoci anche qualcosa di personale, che dà colore ma rischia di scadere in toni un po' prosastici.
Molti brani sono dedicati a figure di donne, viste da diverse prospettive e ciascuna legata a sentimenti e situazioni particolari, talvolta decisamente atipiche, come la comparsa del
Marco Antonio trasformato protagonista dell'altro cavallo di battaglia del disco:
Sempre nei guai, un brano di facile ascolto con un testo acuto e smaliziato.
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