Con alle spalle una traiettoria artistica più che
decennale, i
Radicanto anche in
questo disco esprimono l'amore per la loro Puglia e per il sud in generale
attraverso la ricerca, la trascrizione, la reinterpretazione di canzoni
appartenenti alla tradizione meridionale. Alcune riconducibili ad autori come Enzo Delre o Matteo Salvatore, ma la maggior parte di autore anonimo, e dunque
tramandate nel tempo e trasformatesi nel passare di bocca in bocca, tanto che è
ormai impossibile risalire ad un canto o un testo originale. Spiega infatti
Piepoli nel libretto del cd che “non esiste un fantomatico ‘originale’ – una
sorta di Idea hegeliana del canto in questione – cui filologicamente riferirsi,
quanto piuttosto un infinito dipanarsi di ‘versioni’ e ‘interpretazioni’
[…] tutte profondamente autentiche”. Fabrizio Piepoli e Giuseppe De
Trizio illustrano il loro lavoro citando l'Odissea, Nietzsche, Hegel. Ma cantano
la terra, la gente semplice, anche analfabeta, una quotidianità di paese.
Questo apparente contrasto tra materia umile e ispirazione colta è la cifra di
tutto il disco, che attinge dalla terra grezza con la sensibilità di chi ha
fatto dello studio e dell'approfondimento, musicale e culturale, il proprio
fondamento. Piepoli e De Trizio sono infatti dei musicisti capaci e dei grandi
conoscitori di musica popolare, degli sperimentatori e dei ricercatori, ai
quali le numerose esperienze e collaborazioni hanno dato una conoscenza
approfondita e solida del patrimonio musicale del bacino mediterraneo. Il disco
può apparire ostico al primo ascolto, e forse pure al secondo, anche per
l'essenzialità degli arrangiamenti scelti dal duo barese, che certo non cerca di
facilitare in modo furbo la fruizione ad orecchie profane attraverso
arrangiamenti accattivanti. Ma non può che catturare agli ascolti successivi
per la veracità della musica, la passione latente che i testi esprimono e in
definitiva il riferirsi delle canzoni ad un'anima
umana nella quale non possiamo che riconoscerci, perché è sempre la
stessa nel tempo, nonostante il contesto sociale e storico sia cambiato quasi
totalmente. Un'altra dimostrazione di come la musica popolare non sia mai
obsoleta, ma anzi sappia parlare agli uomini contemporanei senza bisogno di
essere stravolta o riadattata, perché attinge a una sensibilità ancestrale. Nel
riadattare dei due musicisti si nota poi una sensibilità da cantautori, quali
entrambi sono. Particolarmente riuscite in questo lavoro le composizioni di De
Trizio, dalla vena malinconica e sognante (
Pietre bianche,
Mezz'a la
strade), valorizzate dall'interpretazione struggente di Piepoli (
Aria
Nova), uno dei cantanti più emozionanti della musica italiana, con la sua
voce educata e vibrante, profondamente legata alla nostra tradizione eppure con
un afflato mediorientale nei modi e nei suoni.
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