Fiorella Mannoia
Si è mai fermata? No, eppure facendo i conti
sono passati sette anni dall’ultimo disco di inediti. Nel frattempo è stata in
giro, moltissimo sul palco, in studio per altri progetti... E come accade nei
migliori casi, le esperienze, vieppiù se dense e curiose, giovano alla qualità –
di sé e di quel che si fa.
Fiorella
Mannoia
si presenta oggi con un timbro e un’abilità interpretativa ancor più maturi,
bruni, capaci, felici; e offrendo una lezione a molti. Lei che “non deve più
dimostrare nulla a nessuno”, racconta infatti questo nuovo disco pieno di nuove
collaborazioni dicendo «sono sempre più convinta che nel confronto con gli
altri risieda l’essenza del nostro mestiere» e «mi sembrava importante
scegliere questo titolo in un periodo di crisi come quello che viviamo, in cui
sono tante le paure diffuse che ci chiudono ciascuno in sé, pretendendo tutto e
subito, quando invece è più bello dare che chiedere».
Un esempio importante, specie per un ambiente
come quello (musicale) italiano in cui tutti insistono piuttosto
nell’arroccarsi armato e sterile. La
Mannoia invece che fa? Cambia ancora, assieme agli altri;
senza per questo spiazzare nessuno, anzi, facendo leva sulla forza pienamente
acquisita, mettendo ancor meglio a fuoco il suo status e ruolo.
Dopo una carriera da “musa dei cantautori”,
un’altrettanto prestigiosa sortita nei territori brasiliani e concerti via via
arricchiti di spezie, nel 2008 è la volta di scegliere alcuni fra i più noti
nomi del pop-rock mainstream, in barba a chi pensa alle nicchie, alle bilance,
alla fissità degli astri.
Oltre agli amici Ivano Fossati e Franco
Battiato (anche loro peraltro in evoluzione, come confermano La bella strada e la titletrack Il movimento del dare), e al fido
produttore Piero Fabrizi, ecco quindi le firme di Luciano Ligabue, Lorenzo
Jovanotti, Tiziano Ferro, Pino Daniele e Bungaro. Appunto sfidando eventuali
preconcetti e fiondandosi nei diversi stili e argomenti, come sempre a testa
alta e sicura della sua personalità.
Ne esce un disco pimpante cantato da un’artista in forma smagliante,
dieci tracce tanto differenti fra loro quanto legate dal filo rosso
dell’interprete, che ad ogni passo si mostra più serena, unica, divertita e
giocosa, senza perdere di credibilità, anzi, regalandola agli autori – come
un’emanazione, come un’anomalia, come una distrazione... in definitiva come un
vitale e bellissimo diritto e dovere da grande. D’altra parte «ci sono venti a
cui è difficile sottrarsi», no?
01. Io posso dire la mia sugli uomini (di Luciano Ligabue)
02. La bella strada (di Ivano Fossati)
03. Il movimento del dare (di e con Franco Battiato)
04. Primavera (di Piero Fabrizi)
05. Il re di chi ama troppo (di e con Tiziano Ferro)
06. Fino a che non finisce (di Bungaro/P.Romanelli)
07. Io cosa sarò (di Jovanotti)
08. Cuore di pace (di Piero Fabrizi)
09. Capelli rossi (di Pino Daniele)
10. Sogno di ali (di Piero Fabrizi)
Fiorella
Mannoia:
voce
Franco
Battiato:
voce
Tiziano
Ferro:
voce
Piero
Fabrizi:
chitarre elettriche e acustiche, lap steel, e-bow, ukulele, electric sitar,
slide, buzuki, mandolino, cori
Alfredo
Golino:
batteria
Paolo
Costa:
basso elettrico
Giovanni
Boscariol:
pianoforte, tastiere, organo hammond, cori, harmonium
Stefano
Pisetta:
percussioni, cori
Vittorio
Cosma:
tastiere (archi digitali)
Max Costa: programmazione
tastiere e editing digitale
Valerio
Calisse:
pinoforte, programmazione, tastiere e piano elettrico
Rocco
Tanica:
tastiere (archi digitali)
Marco
Brioschi:
tromba, cori
Elio (Elio e le Storie Tese):
flauto traverso
Elio
Rivagli:
batteria e percussioni
Dario
Deidda:
basso elettrico
Maurizio
Giammarco:
flauto traverso
Claudio
Corvini:
flicorno
Renato
Cantele:
programmazione tastiere e editing digitale