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Afterhours

Il paese è reale

Non succede tutti i giorni che un gruppo metta a disposizione la propria visibilità per qualcun altro. Non succede soprattutto se quella visibilità è data dal palco di Sanremo. Che in quanto a ritorno mediatico è il Palco per antonomasia e che per un gruppo proveniente dall’indipendenza è anche l’Occasione di farsi conoscere a tutti, provare a fare il grande salto e, inutile negarlo, guadagnare qualcosa di più. Non succede soprattutto in questo Paese individualista nel midollo, di corti e campanili uno accanto all’altro, tutti poveri e tutti pronti a farsi la guerra. Perché gli Afterhours la visibilità sanremese l’hanno sfruttata fino a grattare il fondo, cinicamente come chi infila le mani nella merda per tirarne fuori concime e far fiorire il campo, ma con coerenza e libertà, mettendosi a disposizione di una serie di artisti sconosciuti o quasi al grande pubblico. Un atto di solidarietà il loro, nel senso più alto del termine. Piccolo se confrontato al tutti contro tutti del duemilanove italiota di ronde e spranghe sui rom, enorme dinanzi all’immobilismo retrogrado del sistema-musicale-italia, a cui il gruppo milanese dimostra che per fare musica non servono necessariamente major e dollari, ma intelligenza, e grosse dosi di consapevolezza, e (prima di tutto) la musica. Eccola dunque una buona fetta della Vera Musica Italiana, ovvero quello che le radio e le tv fino ad oggi non ci hanno fatto sentire per i soliti interessi che con le canzoni non c’entrano niente ma soprattutto per pigrizia, lassismo e ignoranza. La prima traccia è dei titolari, Il paese è reale, quanto di più politico e di meno politicizzato si possa dire oggi sulla situazione italiana («se vale tutto niente vale», «Dir la verità è un atto d’amore») portato sul palco dell’Ariston tra echi beat, violini impazziti, clap hands e rabbiosi bordoni elettrici. Poi altri diciotto brani – l’elenco completo di titoli e autori qui a sinistra – variegati nella forma (dal pop-rock ipersensibilista di Paolo Benvegnù, passando per il prog-soundtrack dei Calibro 35, fino al jazz-core degli Zu), con qualche gustosa nascita (l’esordio su disco dei Reverendo, ovvero Giovanni Ferrario che canta per la prima volta in italiano insieme a Cesare Basile, Lorenzo Corti e Tazio Iacobacci) e qualche piacevole ritorno (Marco Iacampo oggi non più Goodmorningboy, Amerigo Verardi con Marco Ancona). A formare un disco che al di là del suo valore politico e della sua carica innovativa dimostra freschezza e vitalità musicale. Un’opera anti-muzak e anti-dinosauri, che va premiata semplicemente acquistandola (sul sito o nei negozi Fnac). Perché è musica bella e interessante. E perché prima di tutto è davvero ora di far qualcosa che serva.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Afterhours
  • Anno: 2009
  • Durata: 73:08
  • Etichetta: AC Europerecords/Casasonica Management

Elenco delle tracce

01. Il paese è reale – Afterhours
02. Io e il mio amore – Paolo Benvegnù
03. Da un momento all’altro – Marco Parente
04. Beato me – Dente
05. Le canzoni dei cani – Cesare Basile
06. What you said – A Toys Orchestra
07. California – Reverendo
08. L’uomo dagli occhi di ghiaccio – Calibro 35
09. Refusenik – Il Teatro degli Orrori
10. Tempo e pace – Roberto Angelini
11. Venetian Hautboy – Beatrice Antolini
12. Maledetto sedicesimo – Zu
13. Gente di merda – The Zen Circus
14. Che bella carovana – Marco Iacampo
15. Le cose come stanno – Mariposa
16. Catastrophy Liars – Settlefish
17. The Giant – Disco Drive
18. Mercoledì – Marta sui Tubi
19. Mano nella mano – Amerigo Verardi & Marco Ancona

Brani migliori

  1. Il paese è reale
  2. Io e il mio amore
  3. Maledetto sedicesimo