Cesare Cremonini
Ammettiamolo, non conviene a
nessuno parlare bene di Cesare Cremonini. Insomma, questo qui è il
tizio dei na-na-na, quello belloccio che cantava di «qualcosa di grande tra di
noi» e noialtri smaliziati giù a sghignazzare: buono per le ragazzine, semmai,
ché qui s’ha già Capossela a metter d’accordo tutti. Ma i Lunapop sono ormai
lontani, e la Vespa 50 del piccolo Cesare in nove anni ha macinato con studio e
passione quei chilometri per cui oggi, con questo Il primo bacio sulla luna, esige un tagliando rigoroso e scevro da
pregiudizi.
Ed è davvero il caso di gustarlo,
questo primo bacio: un bacio profondo, poetico, non uno di quelli dati alla
prima (o al primo) che incontri. Magari ancora un po’ pulitino, un po’
accademico – visto che il bolognese s’è studiato i fondamentali del pop uno ad
uno e non lo nasconde – ma per niente scontato.
Un disco che, nell’ordine, è:
divertente, rassicurante, longevo. Non abbiamo annoverato tra gli aggettivi
l’originalità, ché qui non ce n’è: ma d’altronde già nell’86 Clint Mansell
sentenziava che “il pop mangerà sé stesso”, ed oltre vent’anni dopo non
disponiamo ancora di adeguate confutazioni. Però i dodici brani di Cremonini
sono intensi e sentiti, pur muovendosi tra omaggi beatlesiani (Louise), ricordi di Calexico (o di
Shivaree, fate voi: è il caso della title-track), rimasugli di Kings Of
Convenience (Qualsiasi cosa) e
strizzatine d’occhio ai parolieri di casa nostra (il Bersani più adulto che fa
capolino nelle strofe di Figlio di un re).
Il nostro ha imparato a schivare con destrezza i crepacci della banalità e tira
fuori dal cilindro un gustoso pop agrodolce, zeppo di refrain assassini e –
plus di non poco conto – ottimamente suonato (spiccano Michele Guidi
all’Hammond e Andrea Morelli alle chitarre). Ad un paio di riempitivi (la
mielosa L’altra metà) s’oppone un
livello qualitativo decisamente alto ed almeno tre piccole gemme: Le sei e ventisei, resa ariosa e poetica
da splendidi archi, che in una diminuita ed una settima maggiore riassume tutta
l’essenza degli evergreen; la già citata Qualsiasi
cosa, la cui filastrocca cede presto la scena a due rigogliosi assoli; la
strumentale Cercando Camilla, sorta
di omaggio alla Amelie Poulain di Jeunet in salsa neoclassica, immaginifica e
giusto un pizzico leziosa. Davvero niente male, per uno che aveva cominciato
con un rospo gigante ed oggi – sia pur mantenendo la passione per le copertine
brutte – si ritrova ad essere tra le poche promesse mantenute del cantautorato
nostrano.
01. Louise
02. Dicono di me
03. Le sei e ventisei
04. La ricetta (…per curare un uomo solo)
05. L’altra metà
06. Il pagliaccio
07. Qualsiasi cosa
08. Chiusi in un miracolo
09. Figlio di un re
10. Dev’essere così (unplugged)
11. Il primo bacio sulla luna
12. Cercando Camilla
Cesare Cremonini:
voce, pianoforte, chitarra acustica, arrangiamento archi tambourine
Nicola “Ballo”
Balestri: basso
Elio Rivagli:
batteria
Michele “Mecco” Guidi:
hammond, tastiere
Andrea Morelli:
chitarra acustica, chitarra elettrica
Cesare Balbi:
batteria
Alessandro “Duka” Magnanini:
fx, arrangiamento archi
Nicola Peruch:
pianoforte
Simon Chamberlain:
pianoforte
Giovanni “Nibbio”
Guerretti: pianoforte
Jacqui Dankworth:
cori
Sara Colman: cori
Paul Watchins:
violoncello
Marco Brioschi:
tromba
The London Orchestra
The Telefilmonic
Orchestra