Koiné
Un pop-rock che forse vorrebbe essere più rock che pop ma lo rimane solo nelle intenzioni.
Questo disco dei Koinè, Il rumore dei sassi, uscito la scorsa primavera, scorre senza soluzione di continuità, un brano dopo l’altro con la non piacevole sensazione per chi ascolta che tra loro si assomiglino troppo. L’aspirazione del disco però è buona e i contorni all’interno dei quali si sviluppa sembrano essere validi, nonostante si perda forse in linee melodiche già abbondantemente esplorate; stona parecchio poi l’eccessivo spazio che la chitarra elettrica si prende, in disaccordo con gli altri strumenti, quasi che le schitarrate di cui è pieno l’album siano fini a loro stesse. A questo si aggiunge la voce dei frontman, Stefano Sardi, distintiva e particolare un istante prima e troppo uguale a se stessa l’istante successivo.
Qualche brano però sfugge fortunatamente all’immobilità degli altri, cambia punto di vista, si distacca e tenta un’altra strada. Sono proprio questi, nei testi soprattutto, a valere un ascolto più attento, in particolare L’effetto, 100 volte e la ballata Sul mio binario. Magari non è la pecca peggiore quella di non proporre nulla di nuovo, ma nel mare immenso delle “nuove proposte” musicali della nostra cara Italia, con decine di dischi sfornati e messi sul bancone in vendita per un pubblico sempre più distratto, purtroppo questo album dei Koinè sembra rimanere anonimamente nella mischia senza spiccare in modo particolare. Nella musica c’è chi cerca semplice distrazione e sospensione dalle cose del mondo, e chi un senso più profondo. Per i primi Il rumore dei sassi potrà essere un disco da ascoltare.
01. Il rumore dei sassi
02. Lasciami cenere
03. 100 volte
04. Ancora un po’
05. Il participio pensante
06. L’effetto
07. Sul mio binario
08. Fragile e blu
09. Sfogo
10. Non ridere di me
11. Con te