Enrico Nascimbeni
Non c’è niente da fare: la storia della popular music e della discografia, almeno in Italia, negli anni Ottanta e Novanta è stata poco approfondita. Se qualcuno ci avesse provato, oggi il caso di Enrico Nascimbeni e del suo ultimo album Il serpente tonto non apparirebbe inusuale.
Nascimbeni pubblica il primo disco nel 1978, poi nel 1983 decide di abbandonare la musica e dedicarsi al giornalismo (Il Giorno, L’Indipendente, L’Arena, fino a Studio Aperto); nel 2001 torna a scrivere canzoni e nel 2003 pubblica un nuovo disco, Amori disordinati, fino ai recenti successi di vendita: nel 2008 con l’album Uomini sbagliati e nel 2009 con, appunto, Il serpente tonto.
L’album è l’ottavo del cantautore veronese ma la cosa che più colpisce è come questo iato temporale arrivi fino all’alba del nuovo millennio, quando le nuove tecnologie – l’informatica e internet che abbattono i costi di produzione e di promozione – permettono agli artisti di tornare a esprimersi, fino ad avere ottimi risultati di vendita tramite iTunes e altre diavolerie simili. A ben vedere, il passaggio dal CD all’mp3 non è che uno degli ennesimi cambiamenti di supporto per la musica, però è quello decisivo perché cambia radicalmente e forse definitivamente il rapporto tra l’artista e le case discografiche; sicuramente cambia il ruolo di queste ultime nei confronti di chi ascolta musica.
In questo modo, Enrico Nascimbeni, che ha sempre fatto musica come piace a lui, propone un album a metà tra i sentimenti pop e la canzone d’autore, in cui sono evidenti i riferimenti stilistici alla musica da lui amata, Roberto Vecchioni su tutti ma anche Pablo Milanés o Joaquín Sabina: rispettivamente con Piccolo pisello, Mi unicornio azul e Contigo. Da segnalare un interessante duetto con la cantautrice veronese Veronica Marchi per il brano Mare che fa rima con mare, e in generale la poetica dell’album, che ci parla di temporalità, di catarsi da coniugare in corsa col tempo che passa.
Per la prima volta, nella storia della canzone moderna il punto è che un disco del genere – ma, più in generale, quest’insieme di canzoni, questa “silloge” – si possa trovare sul mercato, coi suoi pregi e i suoi difetti, e che abbia anche riscontro di pubblico. Sembra un dettaglio, ma in un futuro di certo non lontano diventerà il punto intorno al quale ruoterà l’essenza e il destino stesso della popular music, oltre al territorio entro cui districarsi per tornare a fare critica e giornalismo musicale in modo serio.
È un concetto rivoluzionario e che accomuna la parabola di Nascimbeni con quella di un altro cantautore veronese, Marco Ongaro, il cui disco del 2002, Dio è altrove, si può vedere come emblema dell’intero momento storico e nuova ripartenza, nel suo caso rappresentante della canzone d’autore più pura.
01. Il serpente tonto
02. Come una goccia di latte nel the
03. La mia vita
04. Mare che fa rima con mare
05. Mi unicornio azul (L’unicorno blu)
06. Contigo (Con te)
07. Giulia
08. Gauguin
09. Brest
10. L’ufficio in riva al mare
11. Il posto delle fragole
12. Piccolo pisello (a Ghigo)
13. Il collezionista di lucciole
Patrizio Baù: chitarre Valentino Piran: pianoforte Lorenzo Poli: basso Marco Orsi: batteria Giampiero Zanocco: violino Massimiliano Tieppo: secondo violino Michele Seguotti: viola Simone Tieppo: violoncello Laura Aida Mioni: cori