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Arabeski Rock

Il Viaggio

Quando sembra che possa davvero essere complicato “andare oltre”, inventare, creare, riuscire a proporre qualcosa di nuovo nell’ambito della musica, non necessariamente rock, capita che ci si imbatta in lavori come Il Viaggio, album di debutto degli Arabeski Rock, e ci si rende conto che, se c’è davvero la voglia di esplorare, di contaminare, al limite di azzardare qualcosa, può succedere che un piccolo miracolo accada.

Già, perché dopo, a bocce ferme, può essere facile per qualcuno dire che, in fondo, l’obbiettivo era lì, quasi a portata di mano; certamente, ma bisognava inquadrarlo, perseguirlo e realizzarlo, ed allora va fatto un plauso al quartetto romano che è riuscito a tradurre in un lavoro coerente ed innovativo la frequentazione con numerosi musicisti mediorientali.

Il Viaggio non è un album derivativo, e neppure si limita ad una giustapposizione di generi musicali, ma fa molto di più: in un’ottica che rinnova il significato della parola progressive, la band è riuscita a fondere i canoni, le ritmiche e gli strumenti propri del rock (a parte le percussioni non ci sono strumenti “etnici”), con le sonorità più tipiche delle aree mediorientali, facendo in modo che strumenti assolutamente “occidentali” riescano ad interpretare in modo assai convincente armonie e linee melodiche decisamente e propriamente “orientali”.

Il paradosso è che questo album non sfiora assolutamente i territori del folk etnico, e neppure si dirige verso i terreni, già battuti da numerose band, e comunemente definiti “mediterranei”, ma percorre una strada che va al di là della pura contaminazione.

Nelle nove tracce che compongono questo lavoro si trova quasi un abbozzo di ciò che si potrebbe, forse impropriamente, definire “oriental-prog rock”, si assiste alla nascita di un nuovo ed originale modo di elaborare la fusione fra due mondi geograficamente lontani e, forse, troppo legati alla propria territorialità per volersi mettere in gioco; Arabeski Rock  è un progetto che, fedele al titolo scelto per questo esordio, ha deciso di mettersi in viaggio, senza porsi il problema per cui qualcosa si possa o non possa fare.

Ed allora capita che, qua e là, risuonino echi di artisti temporalmente ed artisticamente lontani nel tempo: Movimento solare e Tramonto nel deserto non possono non riecheggiare alcuni passaggi dei Tangerine Dream di settantiana memoria, ma anche di gruppi più dichiaratamente fusion come la Mahavishnu Orchestra, oppure i Return To Forever, Introspezione introduce un pizzico di psichedelia “westcoastiana”, eppure non c’è assolutamente quel senso di “derivativo” che spesso priva molti lavori di una propria personalità precisa.

Il suono che viene fuori da questo album è, in tutto e per tutto, quello pensato e realizzato dai quattro musicisti coinvolti, ed ha un rilevante tasso di novità rispetto a molti lavori simili; qui si persegue, in modo sistematico, un obbiettivo preciso: si va a “giocare fuori casa” proprio per vedere fino a che punto ci si può spingere, e poi fare ancora un passo oltre.

Se vogliamo, un lavoro come Il Viaggio offre sicuramente un nuovo punto di vista, una nuova prospettiva su quali possano essere i futuri sviluppi del rock progressivo, dato per finito più e più volte, ed invariabilmente rinato dalle proprie ceneri per portare, sempre, idee innovative e ricche di fascino.

Citando una definizione, quanto mai azzeccata, tratta da Wikipedia: “L'attitudine progressive costituisce un aspetto fondamentale per inquadrare il progressive. Il movimento, infatti, propone una musica profondamente innovativa e inaudita, cercando di sondare e superare i limiti di quello che al tempo era il rock. È dunque evidente che qualunque cosa si voglia definire a pieno titolo “progressive” dovrebbe condividere questo spirito di ricerca, che tuttavia non può più manifestarsi tramite le stesse scelte stilistiche di un tempo, per il fatto che quel che era nuovo allora, oggi non lo è più”.

Con buona pace di chi, per superficialità e con una certa dose di sufficienza, ha spesso bollato questo ambito musicale come “fuori moda”, se non peggio…

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Tiziano Novelli  
  • Anno: 2012
  • Durata: 46:30
  • Etichetta: Virtual Studio

Elenco delle tracce

01. Cargo

02. Gnawa

03. Le 2 lune

04. Movimento solare

05. Tramonto nel deserto

06. Lost in the desert

07. Introspezione

08. Verso Chernobyl

09. Locanda


Brani migliori

  1. Cargo
  2. Movimento solare
  3. Introspezione

Musicisti

Tiziano Novelli: chitarra   -    Claudio Gimmi: basso   -    Gabriele Morcavallo: batteria   - Ashraf Said: percussioni, darbuka