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Claudio Sanfilippo

Ilzendelswing

Claudio Sanfilippo con Ilzendelswing è al suo settimo album e, come sempre, si inventa un lavoro originale e pieno di belle liriche ed atmosfere sempre a cavallo tra ritmo ed allegria, toni soffusi e malinconie. La sua è una scrittura poetica fortemente influenzata dalle radici lombarde (dal punto di vista poetico) e da tensioni brasilere (per quanto concerne i suoni e le atmosfere). Accompagnato da un terzetto di musicisti che offrono una base musicale ricca di qualità e sonorità tra lo swing e la musica tex-mex, Sanfilippo trasmette agli ascoltatori di questo suo nuovo lavoro dal titolo apparentemente strano ma, alla fine comprensibilissimo (lo zen dello swing), il piacere di un ascolto rilassante e ricco di sfumature di classe che non è facile ritrovare nelle sonorità dei lavori che si ascoltano di questi tempi.

La scrittura di Sanfilippo, misurata ed efficace, riesce sempre a centrare l’obbiettivo artistico che cerca di raggiungere. Con semplicità d’intenti, grazie a bravi ed affiatati collaboratori, coglie con la sua scrittura colta e popolare all’insieme, il centro della sensibilità degli ascoltatori, avvolgendoli nella sua tela come un bozzolo protettivo e non “coercitivo”. Sono certamente lontani i tempi di Stile libero, album con cui vinse il Premio Tenco come opera prima nel 1996 e che, per le stranezza della discografia, ebbe grandi difficoltà nella distribuzione, ma la fantasia compositiva non ha perso nulla del suo fascino e le tracce di questo lavoro che lo indicano chiaramente. E proviamo quindi ad entrare meglio nell’anima e nel suono di questo nuovo album. Si parte con Ilzendelswing, brano che avrebbe potuto comporre e cantare il grande Enzo Jannacci (vedi il video). Una musica allegra e saltellante che parla di cose semplici e quotidiane, la voglia di ritornare bambini, in piena allegria, immaginandosi anziché nell’arena della vita, in una balera oppure in un’aia a ballare in allegria. Il mandolino suonato da Massimo Gatti corre veloce quasi fossero le dita di Norman Blake ad arpeggiarne le corde ed il violino di Colp Murphy è delizioso.

A mi me piass è la classica ballata alla “Sanfilippo” piena di atmosfere delicate, di voce calda e morbida, di liriche piene di poesia e di immagini colme di malinconia. Una bella canzone che si srotola quasi fosse una poesia ed il mandolino anche in questo caso la fa strumentalmente da padrone. Mì sòn vùn è la geniale reinterpretazione, in milanese, del celebre brano tradizionale Man of a costant sorrow fatto e rifatto da centinaia di musicisti americani (ricordiamo almeno le versioni di Dylan e dei Rolling Stones…). La versione dell’artista milanese mantiene la struttura armonica e ritmica della canzone originale, con inserti preziosi di chitarra acustica e facendo scorrere le liriche con delicatezza ed accortezza, in maniera quasi minimalista, per non disturbare il protagonista della vicenda narrata nella canzone. Anche Quater franch è il rifacimento di una canzone straniera, The king’s Shilling di Ian Sinclair. Una canzone contro la guerra con un’atmosfera da ballata scozzese, morbida e struggente, che ribadisce quanto la guerra sia inutile e dannosa sia per chi la combatte che per chi rimane a casa ad attendere il ritorno, come in questo caso, di un marito e di un padre. Si continua con Kores e Brill, brano che ricorda la presenza delle insegne pubblicitarie e luminosa che fino agli anni ’70 campeggiavano in Piazza del Duomo, sui palazzi di fronte alla Cattedrale meneghina. Bella e poetica l’idea dei personaggi delle pubblicità che si parlano tra loro e vale la pena segnalare il lavoro, intriso di swing, di Max De Bernardi alla chitarra acustica.

Avril è una bella canzone d’amore, ricca di atmosfere di gioia per la scoperta dell’amore avvenuta tra due ragazzi. Una canzone arricchita dal suono da una sei corde acustica e del mandolino che riescono a creare una sonorità lieve per accompagnare delle immagini nelle quali in tanti potrebbero riconoscersi. El dì 21 de Magg riprende la bella 21st of May, di Sean Watkins, una sorta di ballata sulla data di un’ipotetica fine del mondo fissata al 21 di Maggio, con il mandolino sugli scudi e la chitarra pedal steel a fare da morbido sottofondo. Arriviamo così a Impemeabil bleu, forse l’apice dell’album, con la rivisitazione di Famous blue raincot di Leonard Cohen che Sanfilippo reinterpreta in milanese con grande coraggio e il risutlato non delude, fornendo una versione unica e convincente. La sua voce si adatta perfettamente alla tonalità della canzone così come all’incedere del brano che si srotola con dolcezza e malinconia, in un vortice di parole, di non detto, di immaginato, di sperato… Bella interpretazione e bella rilettura dialettale che non perde nulla della tensione e dell’emozione del brano, ripresa in maniera asciutta ed essenziale con un finale di chitarra acustica di Max De Bernardi che ammalia ed intenerisce. Còl mè can riprende nella musica gli stilemi del bluegrass con la voce di Sanfilippo che insegue le parole quasi inseguisse un (il suo?) cane. Splendido gioiellino con la pedal steel ad inserire piccoli camei tra gli arpeggi della chitarra acustica. Milan, Coppi, Guzzi e Alfa Romeo è un brano già conosciuto avendolo, Sanfilippo, presentato in alcune occasioni dal vivo. Altro brano delizioso per la sua scansione ritmica, ma soprattutto per le liriche che sono la fotografia di un momento di vita milanese (ma non solo) che il ‘milanista’ Sanfilippo colora con i colori delle maglie delle squadre cittadine oggi, ahimè, che portano cuciti sul petto grandi occhi a mandorla…

E siamo arrivati agli ultimi due brani. Cominciamo con Barcòn, dove il violino è affiancato da un’atmosfera pingerpicking della chitarra acustica, degna corona per un brano che dire suggestivo è davvero poco… è la classica canzone della nostalgia di un milanese che vede la città così come la sente ancora dentro i suoi occhi. Una canzone che si dipana come un delicato e lieto valzerino mantenuto sospeso dal suono della chitarra e dalla voce di Sanfilippo con il suono della pedal steel in filigrana rispetto alla chitarra portante. Anche in questo caso la sostanza musicale di Sanfilippo non si smentisce e riesce a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore per una nuova storia narrata a ritmo di musica. Si chiude con Matematico, una canzone che schiaccia l’occhiolino al dolce far niente e che una musica allegra e saltellante tiene in piedi fino alla fine. Un bell’album Ilzendelswing, ricco di colori e di poesia, di musiche essenziali, pensato tra il bluegrass e lo swing, ben curato fin dalla presentazione e dal packaging del libretto con le sue note ed i testi in italiano e in lingua milanese. Un plauso a Claudio Sanfilippo che dopo tanti anni non demorde e continua nella sua carriera musicale (non dimentichiamo il progetto “Scuola Milanese” che lo vede coinvolto con i bravi Claudio Fava e Folco Orselli, qui in alto in una foto nel locale La Salumeria della Musica di Milano) che convive con quella professionale riuscendo, nonostante le difficoltà del caso, a confezionare sempre album di ottimo livello.


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In dettaglio

  • Produzione artistica: Massimo Gatti  
  • Anno: 2016
  • Etichetta: Vann i tram?

Elenco delle tracce

01. Ilzendelswing
02. A mi me piass
03. Mi sòn vùn
04. Quater franch
05. Kores e Brill
06. Avril
07. El dì 21 de maggio
08. Impermeabil blue
09. Còl mè can
10. Milan, Coppi, Guzzi e Alfa Romeo
11. Barcòn
12. Matematico

Brani migliori

  1. Ilzendelswing
  2. Milan, Coppi, Guzzi e Alfa Romeo
  3. Matematico

Musicisti

Claudio Sanfilippo: voce, chitarra acustica  -  Massimo Gatti: mandolino e cori  -  Max De bernardi: chitarra acustica  -  Icaro Gatti: contrabbasso
Ospiti: Veronica Sbergia: cori e arrangiamento vocale  -  Elio Martina: chitarra pedal steel  -  Paolo Ercoli: dobro  -  Colm Murphy: fiddle  -  Sara Vescovi: cori