Che le orecchie debbano essere allenate è fuori di dubbio. Ma anche chi non è abituato (o non è più abituato) alle grandi dimensioni dei brani, alla loro cura strumentale, a una sperimentazione che costeggia l'improvvisazione jazzistica può sicuramente apprezzare il lavoro dei Deus Ex Machina. Un gruppo italiano la cui musica viene incisa grazie all'opera meritoria dell'etichetta canadese Cuneiform che spesso pubblica artist italiani (ricordiamo i Picchio Dal Pozzo). I Deus ex machina sono un sestetto di progressive proveniente da Bologna che ha iniziato la sua attività nel 1991 per comporre ed eseguire l'opera rock “Gladium Caeli”, proseguendo poi per altre avventure discografiche fino a “Cinque” del 2002, primo approdo con la Cuneiform. Attualmente attorno alla voce multiforme di Alberto Piras (che ha come chiaro modello Demetrio Stratos) ruotano il violino di Buonez Benetti, le chitarre di Maurizio Collina, il basso di Porre Porreca, le tastiere di Fabrizio Puglisi e la batteria di Claudio Trotta. Imparis è una contrazione di "in Paris", ovvero a Parigi dove il gruppo ha inciso l'album in studio e un dvd dal vivo che funge da antologia della sua carriera. Con il progressive il rischio è quello di trovarsi di fronte a sonorità magari nuove ma con il sapore del "già sentito". Questo con i Deus Ex Machina non succede, anzi la formazione riesce ad attualizzare il genere con una sapiente alternanza tra "soli" e "tutti", per usare un termine della musica classica. Nel cd sono di grande efficacia il lavoro di Bonetti al violino, specialmente in brani come Cor Mio e la Fine del Mondo, e le tastiere di Puglisi in La diversità di avere un'anima e Giallo Oro mentre Claudio Trotta si ritaglia un assolto di batteria (oggi raro come l'oro) nel concerto dal vivo come intro di Cosmopolitismo Centimetropolitano che poi vede protagonisti Collina e il gran lavoro d'ordine di Porreca. Tanti spunti che faranno sicuramente felice gli ascoltatori più esigenti.

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