Moltheni
Dal 1999 sono già trascorsi circa 3650 giorni, facciamocene una ragione; va a chiudersi la decade degli anni Zero, lo sbadiglio dei Duemila che son cominciati storti e chissà come andranno. A dire che, nello sgretolarsi generale, non è successo quasi nulla di decente non si fa sfoggio di nichilismo o memoria corta: ahinoi è sostanziale realtà.
Ed è significativo riflettere su questa tragicità tenendo fra le mani il primo best di Moltheni, uscito agli sgoccioli del 2009; perché lui è invece una delle -poche ma buone- cose nate e cresciute proprio in questi ultimi dieci anni qui. Ingrediente Novus festeggia il primo giro di boa di carriera e non solo raggruppa tanti bei pezzi, ma fin dalle impostazioni di produzione conferma la personalità e la bontà di un certo lavorare e amare la musica, di un certo pensare e fare, che han dato concretezza e percorso al talento luminescente del musicista marchigiano. E notarlo non è un dettaglio da addetti: è importante e decisivo.
Ingrediente Novus contiene un cd e un dvd, diciassette tracce l’uno, trentaquattro occasioni totali scelte e sistemate come tessere di un ricco puzzle-quadro, riassuntivo e completo, intenso e interessante. Il cd raccoglie quindici brani audio dai cinque album e un EP editi fra il 1999 e il 2008; canzoni riprese, pacificate o rilanciate, riarrangiate e risuonate in studio (produzione di Giacomo Fiorenza, al banco delle Officine Meccaniche Antonio “Cooper” Cupertino) con diverse partecipazioni fra cui il flauto mieloso di Mauro Pagani e le raffinate orchestrazioni di Enrico Gabrielli.
Il dvd è il complemento dell’audio, dalla verità del palco all’esperimento della narrazione: due concerti (uno estivo elettrico e uno invernale acustico), cinque videoclip e il cortometraggio inedito “Frutto del fiume”.
E inedite sono anche le due canzoni che aprono e chiudono il cd: “Petalo” e “Per carità di Stato”. La prima è una nuova dolce parentesi privata, il nocciolo e punto di vista su cui da sempre si concentra la scrittura metaforica e piena di Moltheni. La seconda è un piccolo capolavoro: “Per carità di Stato”, per capirci, è la “Povera patria” (l’epocale Franco Battiato del 1991) di uno dei migliori autori ed interpreti della nuova generazione, la sua prima canzone di stampo “civile” e uno specchio clamoroso del Paese in cui viviamo oggi, e che mai come ora meriterebbe che i suoi cittadini si alzassero e parlassero a questa maniera.
01. Petalo
02. Il circuito affascinante
03. Fiori di carne
04. Gli anni del malto
05. Nutriente
06. In centro all'orgoglio
07. Zona monumentale
08. L'età migliore
09. E poi vienimi a dire che questo amore non è grande come tutto il cielo sopra di noi
10. Corallo
11. Il bowling o il sesso?
12. Suprema
13. Nella mia bocca
14. Un desiderio innocuo
15. Montagna nera
16. La fine della discografia italiana, nell'illusione di te
17. Per carità di Stato