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Casino Royale

Io e la mia ombra

Parlare dei Casino Royale è vantarsi di un’eccellenza italiana, come una Lancia Aurelia B24, come i Quaderni del Carcere di Gramsci, l’Asilo Sant’Elia di Terragni, come la taranta o la stagionatura del parmigiano reggiano. E proprio dal concetto di maturazione di un prodotto pregiato dobbiamo partire per comprendere l’ultima fatica di Alioscia, Pardo & soci, “Io e la mia ombra”, primo album di inediti dai tempi di “Reale”, il grande comeback datato 2006.

Non è stato facile dimostrare a tutti di esser ancora vivi, di aver assorbito la dipartita di Giuliano “The King” Palma, divenuto nel frattempo uno dei più popolari band leader del Belpaese con i Bluebeaters. E poi quel magnifico scoglio: l’essersene andati dopo “Crx”, uno dei grandi capolavori della musica italiana degli anni novanta. Fu pura fantascienza tornare dopo quasi un decennio con un tour pirotecnico e un disco, “Reale”, semplicemente strepitoso, un nuovo classico di stile e ostinazione. Potenziata come e più di prima, la formazione rinnovata si è poi irrobustita sul salubre back to roots di Royale Rockers, dub e ska-reggae d’annata che hanno confermato il valore di una ”seconda vita” di qualità rinnovata.

“Io e la mia ombra” non è quindi condizionato dalla pressione di una prova decisiva, piuttosto dall’ansia di trovare una giusta continuazione a un presente dilatato nell’inconsistenza di prospettive ma sviluppabile, un ciclo generativo con scosse di luce che intervallano momenti di incomprensione e solitudine con i primi semi rigenerativi di un nuovo corso. Per questo i Casino hanno deciso stavolta di chiudersi in casa, cioè nella loro Milano, nel loro studio, producendo da soli l’intero album (prima volta dopo molte illustri collaborazioni internazionali nel passato, come quella blasonata con Howie B), dimostrandosi maestri completi della propria materia creativa.

Le nuove tracce si spostano difatti sui campi familiari delle contaminazioni più ardite tra soul, ska, reggae, trip-hop, elettro-funk, fino a ricreare quell’inconfondibile landscape sonoro definibile solo come universo royale. Forse la critica che potrebbe venir mossa è proprio questa, il fatto che le soluzioni stilistiche sono tutte riconducibili a prove già sostenute nel passato. Non vi è espansione, ma piuttosto un senso di introspezione terapeutica. Come se il rischio da prendere fosse guardarsi dentro, allo specchio, aprire porte e finestre di camere separate, che devono esser ricongiunte dentro di noi.

A livello di liriche si mantiene una posizione analoga agli spunti musicali: sotto l’egida di una cura formale magistrale (e comunque sempre dannatamente selvatica come solo i Casino sanno essere) si analizza la convivenza dentro ogni sistema di soluzione e infezione, di sole e ombra, di nuovo e passato. Per questo ogni nota di gioia che ci viene donata (come nel singolo/title track, che riesce a far ballare un rocksteady malato di suburbana alienazione i Clash con i Platters) viene accompagnata da un cocktail di mal de vivre e apatia scacciata/danzata. Vengono uniti richiami a Don Cherry e al synth pop anni ’80, ragamuffin e disco, Tricky e refrain di squisito pop italiano, tutto condensato nel manifesto sonoro di “Stanco ancora no”: un inno alla musica, ad una musa inquinata dall’ossessione del successo, dell’ambizione di predominio e simulacro di un’illusione che solo dopo quasi un quarto di secolo sembra sia stata superata da Alioscia & soci, non senza ferite, abbandoni e delusioni.

Un viaggio costretto a concludersi nel luogo-simbolo del gruppo con “Città di niente”, una resa dei conti da sette minuti che diventa sequel ideale della precedente odissea dub “Milano Double Standard”. La prima ritrasse senza volerlo l’inizio della Milano morattiana, parlando di un crogiuolo di indifferenza e corruzione morale e civica a rischio di continua ramificazione. Adesso, con altrettanta casualità (o preveggenza?), si narra di un «metropoli/necropoli» colma di caos e ambigua autarchia mediatica che si sente pronta a rinascere, nonostante tutte le macerie («metastasi di vuoto»). Si colgono le gemme di un inedito ottimismo («respiro un’altra immagine…mi trovo…mi piace») che proviene dalle meningi e da una nuova maturità piuttosto che dal cuore.

Un manipolo di eroi sempre in prima linea, ma che hanno evoluto l’antica lotta da centro sociale nella filosofia del “progetto”, vera parola d’ordine di questa neonata rinascita storica e creativa. Che comprende anche il nostro doppio, il nostro cono d’ombra e imperfezione, convertito in una creatura artistica pulsante, che insegna e ci somiglia.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Casino Royale
  • Anno: 2011
  • Durata: 53:00
  • Etichetta: V2 Records/Universal

Elenco delle tracce

01.     Solitudine Di Massa

02.     Io e la mia ombra

03.     Ogni Uomo Una Radio (Turn It On!)

04.     Senza Il Tempo

05.     Il Fiato Per Raggiungerti

06.     Cade Al Giusto Posto

07.     Io Vs Te

08.     Ora Chi Ha Paura

09.     Vivi

10.     Il Rumore Della Luce

11.     Stanco Ancora No

12.     Città Di Niente

Brani migliori

  1. Io e la mia ombra
  2. Vivi
  3. Città di niente