Orlando Andreucci
Con uno strumentario simile a un Brassens, che – se si esclude “Brassens en jazz” – firmò un’intera, esemplare discografia con non più di una o due chitarre acustiche e un contrabbasso, però attraverso un approccio più prossimo a un Piero Ciampi (si ascoltino Finzi Contini, Il ricordo di tua madre, La scelta di Sophie, Naturale), per lo stile secco, quasi recitativo (qua e là viene in mente anche Vissotsky; un Vissotsky con un bel po’ di valium in corpo…), e una sostanziale amusicalità, peraltro ricca di charme (e ben più inoffensiva che nel livornese), Orlando Andreucci, cantautore romano certo non di primo pelo, firma qui il suo terzo album, dopo “Fatti e parole” (1998) e “Fuori orario” (2003). Quella che ci troviamo di fronte è una poetica scabra, antiretorica (altro nome di possibile, e pur flebile, riferimento: Gianmaria Testa), essenziale quanto elegante, senza dubbio di sostanza. Certo: l’impianto vocale e lo stesso contorno, non innervato dalle movimentazioni, dai fremiti, del citato Brassens, determinano una certa uniformità climatica (il disco dura peraltro poco più di mezz’ora), però l’ascolto è sempre gradevole, e quel che più conta istruttivo: ci dice che c’è – deve esserci – uno spazio anche per proposte così poco consolatorie e rassicuranti, fuori da ogni logica di mercato così come dal volgare martellamento radiofonico. Ci sono profumi jazzistici e una spruzzata di Brasile (Libero), ma soprattutto un impianto, un universo espressivo, che tiene conto di tutta la nostra tradizione popolare (per Andreucci si è spesa la parola “cantastorie”, non del tutto a sproposito). C’è un disco ammirevole nella sua parsimonia. Di questi tempi non è certo poca cosa.
01. Consigli da dare
02. Finzi Contini
03. Il ricordo di tua madre
04. Se te ne vai
05. La scelta di Sophie
06. Libero
07. Sarà la verità
08. L’altra faccia della luna
09. Naturale
10. La porta non sfiorò
Orlando Andreucci:
voce e chitarre
Primiano Di Biase:
fisarmonica
Ermanno Dodaro: contrabbasso