Massimo Ferrante
«Vulera c’ammutassiru i putienti / e ‘a strata annitassiru ccu ‘a lingua / davanti u’ cchiù strazzuni di pizzienti» ossia «Vorrei che ammutolissero i potenti / e la strada pulissero con la lingua / davanti il più straccione dei pezzenti» con queste parole e una dedica ad Ivan Della Mea e Luciana Pieraccini, Massimo Ferrante introduce questo bel progetto musicale che se per certi aspetti si rifà alla tradizione per altri se ne discosta.
Questo risulta eveidente per lo meno nelle sonorità utilizzate, che a volte rasentano il blues anche grazie a compagni di viaggio come Lutte Berg, che con la sua chitarra elettrica lascia la propria impronta in ben cinque pezzi, tra cui Strina du Judeo, il brano citato a inizio articolo, tipica variazione su una strina atipica di Lago. Se, infatti, le strine sono solitamente canti augurali tipici del periodo natalizio, quelle di Lago sono molto particolari proprio per i temi trattati dai forti connotati politici.
D'altro canto Ferrante sin dal titolo Jamu dà al suo lavoro un’impronta votata al movimento davanti alle tante ingiustizie che non sono solo dei nostri tempi, ecco allora che troviamo altri canti a sfondo politico-sociale: Lingua e dialettu, che musica una poesia di Ignazio Buttitta che parla di «Un popolo / che diventa povero e servo / quando gli rubano la lingua / ricevuta dai padri: / è perso per sempre», Ha detto De Gasperi a tutti i divoti, un canto di De Marco; come Tu compagno, tratta dal Canzoniere delle Lame, un gruppo di studenti, insegnanti e lavoratori che tradussero in canti le loro lotte; come Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, nata dai versi scritti da Ignazio Buttitta per ricordare Salvatore Carnevale, sindacalista a capo dei braccianti che lottavano contro i latifondisti e morto per mano della mafia nel 1955.
Accanto a questi canti “impegnati” ci sono, però altri bei momenti legati alla tradizione come la splendida Ninnanna Joggese scritta da Ferrante sui ricordi di una ninnanna che gli cantava sua madre, ‘U Monacu, una sorta di blues che ci presenta un monaco invaghito di una bella donna che però finisce per andare in bianco, l’inebriante Tarantella minore o ancora la giocosa I fischi. Un disco da ascoltare perché sorprende per ricchezza di suoni e bellezza dei temi trattati.
01. Lingua e dialettu – prima
parte
02. La piov e la Fai Soulelh
03. Strina du Judeo
04.
Ari cincu
05. Ha detto De Gasperi a tutti i divoti
06. Tu
compagno
07. Ninnananna Joggese
08. ‘U
Monacu
09. Tarantella minore
10. Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali
11. I Fischi
12. Lingua e dialettu – seconda parte
Massimo
Ferrante: voce, chitarra 12
corde (2, 3, 4, 7, 9, 11), chitarra catanese (5, 8, 10), marranzano
(11)
Antonello
Paliotti: chitarra classica (1, 12),
fisarmonica (1, 12), mandolino (1), basso (1), voce (12), chitarra
catanese (12)
Francopaolo Perreca:
clarinetto (1, 8, 12), flauti (11)
Myriam
Lattanzio: voce (2), cori (6, 8, 11)
Lutte Berg:
chitarra (2), sax (2), chitarra elettrica (3, 6, 8, 9, 11), chitarre
(7)
Lello
Petrarca: basso (3, 6, 7, 8, 11)
Enrico Del
Gaudio: batteria (3, 6, 7, 8, 9,
11), grancassa (4), rullante (4), piatti a banda (4)
Veruccia
Ferrante: voce (4)
Francesco
Banchini: clarinetto (4)
Roberto
Natullo: ottavino (4)
Lorenzo Federici: tromba (4)
Mauro Marigliano: trombone (4)
E Zèzi: scetavaiasse (6),
fischietto (6), burdillinu (6), cori (6)
Ficu Fresche: cori (6, 8, 11)
Sara Volpe: cori (6)
Francesco Sansalone: cori (6,
11)
Francesco Manna: tamburello
(11), nacchere (11), tamburi (12)
Ignazio Buttitta: voce recitante
(12)