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Marlene Kuntz

Karma Clima

La parola “karma” indica, nelle religioni e nelle filosofie indiane, l’agire per raggiungere un fine secondo il principio di ‘causa-effetto’: è una legge per la quale l’azione vincola gli esseri dotati di coscienza alle conseguenze morali che ne derivano e quindi al sasāra, il ciclo delle rinascite. Volendo esprimerci in modo più semplice, secondo l’idea di “karma” non ci sono azioni senza ripercussioni, ed il comportamento dell’uomo, positivo o negativo, ha su di lui analoghi effetti. Associare questo concetto a quello di clima significa affermare che l’operato degli esseri umani produce un’impronta sull’ambiente che, come è noto, negli ultimi tempi è stata (ed è) devastante, causando il riscaldamento globale e fenomeni metereologici estremi, in Italia come nel resto del pianeta.

E accostare questi due termini nel titolo del loro undicesimo full-length Karma Clima è, negli intenti dei Marlene Kuntz, un invito a tutti i loro ammiratori (e non solo a loro, ovviamente) a riflettere seriamente e a prendere posizione rispetto a questa importante problematica. “Si tratta di un disco fortemente poetico ed empatico, realizzato in un’ottica di condivisione”. Così si è espresso il frontman Cristiano Godano (qui sotto nella foto) in una recente round table via Zoom con la stampa. Il gruppo, negli ultimi mesi, è rimasto a stretto contatto con la propria fanbase tramite l’invio di newsletter che avevano lo scopo di aggiornare i followers sull’evoluzione del progetto artistico, tappa dopo tappa, dalle prime sessioni di registrazione al tour estivo, fino all’uscita dei singoli e poi dell’album lo scorso 30 settembre.

 

I brani hanno preso vita allo stadio di bozza nell’arco di due intensissime settimane, in sala prove, nella primavera del 2021, e sono stati portati a compimento nell’autunno/inverno successivo, in due mesi di residenza in diverse location. Le canzoni sono nate partendo dalle tastiere di Davide Arneodo e non dalle chitarre; lo stesso Godano, in qualità di songwriter, non ha imposto pezzi già strutturati, ma ha organizzato gli stimoli ricevuti all’interno di un processo compositivo in cui il contatto con la natura è stato essenziale. La stesura definitiva dei pezzi e le registrazioni hanno infatti avuto luogo in tre differenti sedi: Ostana, ai piedi del Monviso; Piozzo, nelle Langhe, un posto apparentemente isolato, ma in realtà teatro del prestigioso festival musicale ‘Collisioni’; e Paraloup, borgo montano nel cuneese, uno dei punti chiave della Resistenza in Piemonte, immerso nella neve in pieno inverno. I soggiorni in questi paesini, tutti situati non lontano da Cuneo, città di cui la band è originaria, hanno configurato la realizzazione del disco come una vera e propria esperienza da vivere, in coerenza con il messaggio che anima il concept - quello di aprire gli occhi sui cambiamenti in atto e di intervenire prima che sia troppo tardi - in siti riqualificati, incontaminati o di valenza storica. Ma anche in un’ottica di confronto e di scambio con chi, a vario titolo (operatori, intellettuali, artisti, economisti, filosofi, sociologi) si occupa di problemi ambientali, e con tali soggetti i musicisti si sono incontrati prendendo parte a conferenze e ad altre iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche legate al clima.

 

Il problema c’è, è reale ed è urgente” ha dichiarato Godano “e la nostra capacità di narrazione sull’argomento, in quanto rock band, si pone a sostegno della comunicazione scientifica. La scienza, infatti, non sempre riesce a veicolare questi contenuti ad un pubblico vasto in modo efficace”. Ha aggiunto Luca Lagash:In questo campo la cooperazione, la co-progettazione sono decisive. Se musica e ecosostenibilità si incontrano, possono nascere soluzioni creative in risposta ai problemi ambientali a livello sociale, imprenditoriale e scientifico”. A questo proposito è importante ricordare che la Fondazione Symbola, ente che promuove e aggrega le realtà italiane autrici di progetti volti al miglioramento del Paese, ha inserito Karma Clima come ‘case history’ di successo nel Rapporto Symbola “Io sono cultura”.

Durante il tour estivo un paio di brani del disco sono stati proposti in anteprima, in venues ‘canoniche’ come il Magnolia di Milano, ma anche in situazioni ecosostenibili come la stessa Ostana, in alta montagna, mentre la tournée promozionale è partita il 2 ottobre e toccherà, in una decina di date, diversi club dello stivale. “I concerti nei club non sveleranno però fino in fondo le autentiche potenzialità dell’album” ha commentato Cristiano. “Saranno dei live in linea con le aspettative del pubblico, vale a dire con molti ingredienti rock e solo alcune delle nuove canzoni. Il vero tour di Karma Clima partirà in febbraio e si terrà nei teatri. In sedi più raccolte sarà possibile utilizzare diversi strumenti, come il pianoforte, ed esplorare nuovi territori musicali, come questo lavoro intende fare. Non si tratta, ovviamente, di allontanarsi dalle nostre ‘radici’, bensì di sviluppare il nostro linguaggio espressivo verso dimensioni inedite”. Una tappa di particolare fascino è quella che ha avuto luogo, lo scorso 6 ottobre, alla Domus Aurea di Roma. Il gruppo si è esibito senza batteria per avvolgere il pubblico in una ‘nuvola sonora’ che rispettasse le caratteristiche della location, un prezioso sito archeologico che non aveva mai ospitato l’esibizione di una rock band. Si è venuta a creare, a detta degli stessi musicisti, un’atmosfera di grandissima emozione ed empatia, che lascia auspicare il ripetersi di occasioni analoghe.

 

Nelle nove tracce che costituiscono il lavoro, il tema del cambiamento climatico viene affrontato da diversi punti di vista: in modo diretto e perentorio, con caustico sarcasmo o tramite delicate allusioni. “Nei testi, come nelle idee musicali, c’è meno rabbia, rispetto al passato, e più coralità. Per trasmettere questo tipo di messaggio c’è bisogno di concretezza, ma anche di poesia” ha spiegato Lagash. Il primo brano, La fuga, si apre (e si chiude) con il suono naturale dello scampanio delle mandrie, registrato presumibilmente su un pascolo di montagna; delle percussioni quasi tribali ci introducono in una realtà distopica, dove la socialità artificiale rende le vite umane autentiche prigioni. Nella maggior parte delle tracce la sezione ritmica si fa cuore pulsante e le tastiere prevalgono sulle chitarre, creando suggestioni meditative e rispecchiando il processo compositivo che, come si è detto, “partendo dalle tastiere ha rotto gli schemi di trent’anni di scrittura musicale”, come Davide Arneodo ha osservato in proposito.

Gli scenari montani vengono rievocati da più parti, quasi a voler rispecchiare l’esigenza di un contatto intimo con quella natura selvaggia che solo le altitudini più elevate possono consentire. Così in Lacrima l’io lirico percorre un sentiero impervio, incontra animali ed abitanti di quei paesaggi solitari e, nell’ascesa verso la cima in una “salita al monte ventoso” di petrarchiana memoria, riesce a ristabilire un contatto con la propria essenza: “trasceso il mondo appare l'infinito. Salgo ancora un po': mi aspetta il cielo proprio dove regna la sua maestà…” Arrivati alla vetta è finalmente possibile fondersi con il tutto e percepire l’immensità: “C'è un'emozione in me che mi fa entrare in connessione con qualche cosa che mi appare come superiore, e come sempre mi pervade il solito stupore…”- Bastasse (come recita il titolo della quarta traccia) un abbraccio, un legame affettivo a proteggere gli individui dalle minacce che incombono, una via d’uscita sarebbe possibile: anche se “il mondo brucia” è infatti importante aggrapparsi a qualche brandello di felicità.
Nel disco si fa più volte riferimento ai rapporti familiari, che vanno necessariamente riscoperti, consolidati, per difendersi dalle catastrofi incombenti, ma anche per chiedere scusa ai figli, da parte della generazione dei padri, di non aver saputo tutelare l’ambiente, la risorsa più preziosa che abbiamo. Al tempo stesso è necessario riscoprire la spiritualità e “giungere agli dei” innalzando una Laica preghiera, uno degli episodi migliori dell’album in cui l’intensa vocalità di Elisa, che impersona la Musa sulle vette del Parnaso, dialoga con Cristiano. Il sodalizio con la cantautrice triestina è nato per espressa volontà della band, che l’ha individuata come partner ideale nel duetto per il suo indubbio talento e spessore artistico, ma anche per il suo impegno sul fronte delle questioni legate al clima, oltre che per il fatto di essere una fan dei Marlene da oltre vent’anni. Esplicitamente accusatoria è invece Vita su Marte, che da una parte descrive un globo malato, lo scioglimento dei ghiacciai, il riscaldamento dell’atmosfera ed un’ipotetica fuga, destinata solo ai più abbienti, sul “pianeta rosso”, dall’altra apostrofa l’ascoltatore con un provocatorio “canta che ti passa, poi si vedrà”, facendo il verso ai negazionisti e tutti coloro che sottovalutano quanto siano drammatici gli sconvolgimenti in atto. Merita una citazione il videoclip del brano, girato in Val d’Ayas, nella splendida cornice offerta dal Lago Blu e dal panorama montuoso circostante.

 

L’ultimo brano L’aria era l’anima si apre, infine, rievocando un passato in cui la brezza era carezzevole e ricca di ossigeno, mentre ora che l’io narrante è diventato adulto - ed il mondo con esso - non si può più respirare liberamente. Il titolo gioca sull’etimologia della parola “anima”, che deriva dal greco “anemos”, cioè “respiro”, dunque ammorbare l’aria equivale ad inquinare il nostro spirito. Interviene a metà canzone, con un effetto quasi straniante, un innocente coro di bimbi che si rivolge all’anziano nonno, vittima, come tutti, dell’innalzamento del livello del mare, che sta per sommergere ogni cosa. La conclusione, dunque, non può e non vuole essere consolatoria; tuttavia, il recupero della propria dimensione spirituale – oltre che una progettualità di cui, come Godano ha suggerito, potrebbero farsi carico le giovani generazioni - è l’unica possibile via d’uscita da una inesorabile legge di causa-effetto che fa ricadere su tutti, anche su chi non ne ha colpa, le conseguenze di scelte dissennate nelle politiche ambientali compiute dai governi e dai centri di potere negli ultimi decenni.

Chi porta su di sé il karma negativo dovuto alle azioni compiute dagli altri vive in una sorta di torpore, in una stasi energetica che porta a conformarsi ad atteggiamenti e intenzioni in contrasto con la propria essenza. La sensazione di impotenza che ne deriva conduce al disfattismo: si tende a pensare che non sia possibile fare nulla per invertire il corso degli eventi e che il cambiamento climatico sia un processo irreversibile. Ma è possibile spezzare queste catene mentali, riappropriarsi della propria autenticità ed operare concretamente per “fare la differenza”. È necessario svegliarsi, ed il risveglio delle coscienze può davvero farci uscire dai condizionamenti e dalla passività. I Marlene Kuntz, con questo album, danno il loro contributo a questa faticosa, ma necessaria inversione di tendenza. Karma Clima non vuole, dunque, essere “soltanto” un disco, ma sarà un progetto itinerante che nei prossimi mesi girerà l’Italia con concerti ed eventi all’insegna della sostenibilità e della sensibilizzazione ai problemi ambientali. Per uscire dal “karma dei padri” e incamminarci verso direzioni più umane, responsabili e rispettose del nostro pianeta.

servizio fotografico di Michele Piazza

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Marlene Kuntz con Taketo Gohara
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Al-kemi Records - Ala Bianca Group / Warner

Elenco delle tracce

01. La fuga

02. Tutto tace

03. Lacrima

04. Bastasse

05. Laica preghiera (feat. Elisa)

06. Acqua e fuoco

07. Scusami

08. Vita su Marte

09. L’aria era l’anima

Brani migliori

  1. Vita su Marte
  2. La fuga
  3. Laica preghiera