Dust
Prendi un vocione stentoreo, un po’ Eddie Vedder un po’ Matt Berninger, mettici quelle chitarrine dei Go-Betweens che a suo tempo avremmo definito indie-folk se non fosse che quella parola non esisteva ancora, infilaci qualche apertura al college rock e agli ultimi Husker-Du: questa è, approssimativamente, un’indicazione del sound dei Dust, band milanese al suo esordio con questo pregevole ep Kind.
Un disco forse non all’ultima moda, ma di grande qualità strumentale e compositiva, lo testimonia ciascuno di questi cinque pezzi: da Never Defined, un brano che molto deve al maestro Neil Young ma che ricorda bene anche la lezione dei R.E.M., a Collapse of Art, più sulla scia dei Pearl Jam; così come la malinconica Still hiding, still trying, che sembra quasi un (bell’) outtake da “Into the wild”. Più ancora O my mind, forse il brano migliore, con il suo riff incalzante e il cantato alla National, valorizzato dalla produzione di Matteo Cantaluppi, già al fianco di Canadians e The Record’s.
In definitiva un ep curato questo Kind: intrigante, onesto, sa cosa vuole e lo realizza alla perfezione, col duro lavoro e senza proclami di rockstar da salotto. Consigliato.
http://www.rockit.it/muddydust/album/kind/18272
01. O my mind
02. Ink-loaded love
03. Collapse of art
04. Never defined
05. Still hiding, still trying
Andrea: voce Jimbo: chitarra Ritchie: chitarra Tomas: piano, wurlitzer, hammond Gabra: basso, voce Muddy: batteria